Cambiamento geopolitico, alle porte? Scrive Di Silvio

La morte di Papa Francesco, sebbene avrà un impatto significativo sul mondo cattolico e sul panorama geopolitico globale, non porterà però cambiamenti diretti o immediati alla politica di difesa globale, chiaramente nel senso più tecnico e militare del termine.

Quanto sopra è una opinione comune, specie in un momento di “attesa” su vari tavoli (guerra commerciale, possibile rinvigorimento conflitto Gaza, tregua a singhiozzi in Ucraina) ma Cristina di Silvio, qui se ne fa carico nell’esporre le proprie motivazioni.

Francesco

Questo Pontefice, non dobbiamo avere timore di affermarlo, è stato completamente inascoltato sui maggiori temi a cui ha dato voce: pace, accoglienza, diplomazia, dialogo tra potenze, stop alle forme di aggressione armata a danno dei popoli, disarmo, iniziativa diplomatica tra Russia e Ucraina – unica tra gli stati europei -, appello alla fine dello sterminio a Gaza. Tuttavia, ci sono alcuni effetti indiretti che potrebbero influenzare il contesto internazionale.

Voce morale per la pace, questo era Francesco

Papa Francesco è stato una figura chiave nella promozione del disarmo, della diplomazia e del dialogo tra i popoli. La sua scomparsa lascia temporaneamente un vuoto morale nella comunità internazionale, soprattutto in momenti di tensione (come guerre in Ucraina e Medio Oriente). La sua costante opposizione alla corsa agli armamenti nucleari e ai conflitti potrebbe venire meno nel breve periodo.

Transizione e posizionamenti geopolitici

Durante il Conclave per l’elezione del nuovo Papa, ci saranno inevitabili tentativi di influenza anche tra Stati: alcuni governi (soprattutto potenze regionali o globali) potrebbero cercare di influenzare indirettamente il profilo del nuovo Pontefice, in modo da avere un Vaticano più allineato (o meno ostile) alle loro politiche estere, spesso, troppo spesso aggressive e dissimulando le reali intenzioni mercantili a spregio di qualsiasi valore di cui la Chiesa Cattolica è portatrice.

Ruolo diplomatico del Vaticano

Il Vaticano sotto Francesco ha avuto un ruolo attivo nei negoziati, come per esempio tra Cuba e gli Stati Uniti. Un cambiamento al vertice potrebbe influenzare la politica estera della Santa Sede: un nuovo Papa meno impegnato diplomaticamente o più schierato potrebbe cambiare l’equilibrio delle alleanze “morbide” tra Stati, influenzando indirettamente la sicurezza internazionale.

Influenza sull’opinione pubblica e movimenti pacifisti

Francesco ha avuto un’enorme influenza sui movimenti pacifisti e sull’opinione pubblica globale. La sua morte potrebbe indebolire il fronte mondiale contro la militarizzazione, permettendo a certe potenze di avanzare politiche più aggressive senza lo stesso livello di pressione morale internazionale.

Seppure non ci saranno cambiamenti strutturali nelle alleanze militari (come NATO, ONU, o accordi bilaterali), l’assenza di Papa Francesco potrà indebolire la pressione morale e diplomatica contro le guerre e a favore del disarmo. Molto dipenderà dal profilo e dall’agenda del prossimo Papa.

Scenario 1: Un Papa “progressista 2.0

Profilo: Successore sulla scia di Francesco, magari dell’America Latina, dell’Africa o dell’Asia, con forte attenzione alla giustizia sociale, all’ambiente, alla pace e ai diritti umani.

  1. Continuerebbe la linea di Francesco contro la guerra e il commercio di armi.
  2. Potrebbe rafforzare il ruolo diplomatico del Vaticano, specie nei conflitti “dimenticati” (Africa, Asia).
  3. Rischierebbe però uno scontro più diretto con le potenze occidentali e orientali che investono nella difesa, come USA, Russia, Cina e Israele.
  4. Potrebbe spingere per una revisione etica della difesa europea, incoraggiando più investimenti nella diplomazia e meno sulle armi.

Effetto globale: Proseguirebbe il ruolo morale del Vaticano, ma con potenziale aumento della polarizzazione o multipolarizzazione delle potenze militari globali.

Scenario 2: Un Papa “conservatore-diplomatico”

Profilo: Europeo o nordamericano, con toni più concilianti verso le istituzioni tradizionali e meno interventista in politica internazionale. Un Papa “cuscinetto” che deprimerebbe ancora di più lo scarso seguito sostanziale dei valori cristiani nel mondo politico.

  1. Minore attenzione pubblica ai conflitti e alle ingiustizie globali.
  2. Possibile “normalizzazione” del ruolo del Vaticano: meno voci contro la NATO, contro la guerra in Ucraina o a Gaza, per esempio.
  3. Meno interferenze su temi come l’energia nucleare militare, che Francesco ha condannato fermamente.

Effetto globale: Il Vaticano si ritira dal dibattito geopolitico diretto. Le potenze militari potrebbero muoversi con più libertà morale e diplomatica.

Scenario 3: Un Papa africano o asiatico fortemente carismatico

Profilo: Proveniente da aree del mondo in cui i conflitti sono vissuti in modo diretto e quotidiano.

  1. Potrebbe portare l’attenzione globale su conflitti spesso ignorati (Sudan, Myanmar, RDC).
  2. Potrebbe schierarsi apertamente contro le politiche delle grandi potenze nelle ex colonie.
  3. Potenziale alleato del Sud globale nella critica al sistema di difesa dominato dal Nord globale.

Effetto globale: Rafforzamento della voce morale del Sud del mondo. Potrebbe diventare un punto di riferimento per la diplomazia alternativa e anti-militarista.La figura del Papa non ha un potere esecutivo sulle politiche di difesa, ma ha un’enorme influenza sull’opinione pubblica, sulla diplomazia, e sulle élite culturali e religiose.

Il suo ruolo può quindi indirettamente:

  1. stigmatizzare e delegittimare guerre,
  2. influenzare le scelte di investimento in armamenti,
  3. spingere alla mediazione o alla radicalizzazione dei valori.

Come ultima riflessione ed auspicio l’ipotesi di un nuovo pontefice dalla caratura carismatica, di Karol Woytila, Papa Giovanni Paolo II che potrebbe fare una certa differenza su tutti i “tavoli”…