“Finalmente un governo di centro destra con profili competenti” si borbotta tra i ranghi e se la soddisfazione è palpabile tra i vertici della coalizione, Forza Italia inclusa, lo è ancor di più tra i cittadini in divisa che da anni aspettavano una guida attenta alle vere esigenze di chi, questo Paese, lo rappresenta nel mondo. Ma veniamo ai profili. Matteo Piantedosi è un uomo pragmatico che alla politica delle parole preferisce la strategia del fare e chi lo ha conosciuto come dirigente della Polizia di Stato ne ha apprezzato le capacità tecniche e poi quelle umane; soprannominato “il prefetto di ferro” come lo fu Cesare Mori, anche costui, Piantedosi, ha sferrato, esprimendo al meglio lo strumento legislativo, colpi importanti contro le criminalità locali nei luoghi in cui ha operato. Lo ricordano bene a Lodi, a Bologna e ora a Roma dove da mesi sta svolgendo un lavoro volto al ripristino del decoro urbano e al contrasto dei clan che hanno provato, durante l’emergenza pandemica, a riconquistare le piazze. Altro profilo di spicco che questa maggioranza ha indicato è quello di Adolfo Urso. Fine conoscitore delle questioni militari non solo per il suo ultimo incarico al Copasir, Urso ha sicuramente intenzione di prendere in mano l’annoso fascicolo della trasformazione della rappresentanza militare in associazione sindacale, seguendo l’operato del collega di partito Salvatore Deidda, unico politico italiano che ha perfettamente capito come va affrontata e risolta una questione che si trascina da anni e che in pochi hanno avuto il coraggio di trattare. Solo nelle ultime settimane di mandato Lorenzo Guerini ha accennato alla faccenda cercando di evitare, da buon democristiano, il tema. Ma questa strategia, però, non è andata giù a nessuno, generali compresi che hanno voglia di un quadro chiaro e definitivo da applicare. Urso infatti dovrà partire dalla consapevolezza che tutti fanno politica e tanti ci sono dentro, militari inclusi, segno dei tempi e di una società liberale fatta di professionisti che desiderano essere trattati come tali. Il PD questo non lo aveva capito e, a quanto pare, neanche la corrente progressista. Ma tornando a Urso e alla brillante ascesa politica, non possiamo non guardare alle imprese che hanno definito il suo percorso, non ultima la Fondazione FareFuturo che pone le sue fondamenta sul progresso culturale e sui cambi di paradigma della società per uno sviluppo delle comunità e dell’ecosistema. Dal rispetto dell’uomo, in questo caso soldato, Urso dovrà costruire la sua visione di ministro della Difesa e politico apprezzato e ricordato dalle donne e dagli uomini che tanto si aspettano da un profilo di estrazione nazionalista, affinché il concetto di amor di Patria non resti solo un punto ideologico ma un fatto concreto… E questa, appunto, sarà l’occasione di dimostrarlo.