La famiglia ONU e l’intera comunita’ umanitaria in Afghanistan “condividono lo sdegno di milioni di afgani e della comunita’ internazionale per la decisione delle autorita’ di fatto talebane di chiudere le universita’ alle studentesse in tutto il Paese fino a nuovo avviso e invitano de facto autorita’ di revocare immediatamente la decisione”. Lo riferisce in una nota Stephane Dujarric, portavoce del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Il commento giunge dopo che ieri i Talebani hanno ordinato un divieto a tempo indeterminato per le donne ad accedere all’istruzione universitaria. Le Nazioni Unite e i suoi partner umanitari sollecitano inoltre le autorita’ de facto a riaprire le scuole femminili oltre la prima media e a porre fine a tutte le misure che impediscono alle donne e alle ragazze di partecipare pienamente alla vita pubblica quotidiana. “Vietare alle donne di frequentare l’universita’ e’ una continuazione delle sistematiche politiche di discriminazione mirata messe in atto dai Talebani contro le donne”, si legge nella nota. “Dal 15 agosto 2021, le autorita’ de facto hanno vietato alle ragazze di frequentare la scuola secondaria, limitato la liberta’ di movimento delle donne e delle ragazze, escluso le donne dalla maggior parte delle aree della forza lavoro e vietato alle donne di utilizzare parchi, palestre e bagni pubblici. Queste restrizioni culminano con il confinamento delle donne e delle ragazze afgane nelle quattro mura delle loro case”, affermano il portavoce di Guterres. Secondo Dujarric, “impedire a meta’ della popolazione di contribuire in modo significativo alla societa’ e all’economia avra’ un impatto devastante sull’intero Paese”. Infatti, l’isolamento delle donne dalla vita sociale “esporra’ l’Afghanistan a un ulteriore isolamento internazionale, difficolta’ economiche e sofferenze, colpendo milioni di persone negli anni a venire”. Le Nazioni Unite stimano che impedire alle donne di lavorare puo’ comportare una perdita economica fino a 1 miliardo di dollari, ovvero fino al cinque percento del Pil del Paese. “L’esclusione delle donne dalle universita’, comprese le insegnanti e le professoresse, contribuira’ a ulteriori perdite economiche”, si legge nella nota. “L’istruzione e’ un diritto umano fondamentale. Escludere le donne e le ragazze dall’istruzione secondaria e terziaria non solo nega loro questo diritto, ma nega alla societa’ afgana nel suo complesso il beneficio dei contributi che le donne e le ragazze hanno da offrire. Nega un futuro a tutto l’Afghanistan”, prosegue la nota del portavoce del segretario generale Onu. “Misure adottate dalle autorita’ de facto per escludere donne e ragazze dall’istruzione, dal posto di lavoro e da altri ambiti della vita aumentano i rischi di matrimoni forzati e minorenni, violenze e abusi”, prosegue il comunicato stampa. Inoltre, secondo Dujarric, “la continua discriminazione nei confronti di oltre la meta’ della popolazione del paese ostacolera’ il raggiungimento da parte dell’Afghanistan di una societa’ inclusiva in cui tutti possano vivere dignitosamente e godere di pari opportunita'”. L’Onu in Afghanistan e i suoi partner umanitari, prosegue la nota, “ricordano ai Talebani che privare le donne del libero arbitrio di scegliere il proprio destino, depotenziarle ed escluderle sistematicamente da tutti gli aspetti della loro vita pubblica e politica e’ regressivo e si oppone agli standard universali dei diritti umani sui quali si basano su societa’ pacifiche e stabili”. Infine per Dujarric, “questa decisione sara’ un fattore negativo per gli afgani all’estero che intendono tornare e costringerne altri a fuggire dal Paese”.