La minoranza serba che abita il Nord del Kosovo ha eretto altri posti di blocco, sfidando apertamente le richieste internazionali di rimuovere quelli predisposti in precedenza, mentre ieri la Serbia ha dichiarato lo stato di massima allerta per le sue truppe al confine. Le nuove barriere, realizzate con mezzi pesanti, sono state erette durante la notte a Mitrovica, città del nord del Kosovo divisa tra serbi del Kosovo e serbi di etnia albanese, che rappresentano la maggioranza in tutto il Kosovo. È la prima volta dall’inizio della recente crisi – riporta l’Associated Press – che i serbi bloccano le strade di una delle città principali. Finora erano state erette barricate sulle strade che portavano al confine tra Kosovo e Serbia. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha dichiarato di aver ordinato il massimo stato di allerta all’esercito per “proteggere il nostro popolo (in Kosovo) e preservare la Serbia”. Vucic ha aggiunto che Pristina si sta preparando ad “attaccare” i serbi del Kosovo e a rimuovere con la forza molti dei posti di blocco che i serbi hanno iniziato a erigere diciotto giorni fa per protestare contro l’arresto di un ex ufficiale di polizia serbo del Kosovo. Vucic ha incontrato oggi i giornalisti insieme al patriarca serbo Porfirije, a cui ieri le autorità del Kosovo hanno impedito di entrare in Kosovo e di visitare una chiesa serba di epoca medievale in vista del Natale serbo-ortodosso, che si celebra il 7 gennaio come da tradizione cristiano-ortodossa. Vucic ha criticato l’Occidente e le autorità di etnia albanese del Kosovo per aver complottato insieme per “innescare disordini e uccidere i serbi” che presidiano le barricate. “Il loro obiettivo è di espellere la Serbia dal Kosovo…con l’aiuto dei loro agenti a Belgrado”, ha affermato, in apparenza riferendosi alla (rara) opposizione e ai media indipendenti, che criticano la sua gestione della crisi del Kosovo e le sue politiche sempre più autocratiche.