Giuseppe Scarpa per “la Repubblica – Edizione Roma”
Armi, soldi, spie straniere e narcotrafficanti. Russi e iraniani trattano alle porte di Roma una partita di fucili (occidentali) da spedire clandestinamente a Teheran con l’appoggio di esponenti del crimine calabrese. La commessa sarebbe stata pagata con un bonifico sul conto corrente di una fondazione che, ufficialmente, li avrebbe impiegati per la salvaguardia di alcune specie protette in Africa. Intorno al tavolo siedono collaboratori dei nostri servizi, che forse fanno il doppio gioco, e trafficanti di droga. Ma soprattutto agenti di Mosca ed emissari della Repubblica islamica che hanno un compito preciso: rifornire il regime degli Ayatollah di armi di qualità. Fucili di precisione per tiratori scelti in dotazione alla Nato. L’incontro si svolge in un capannone a Formello dove il principale protagonista di questa storia Said Ansary Firouz, 68 anni, iraniano ma nato negli Usa, verrà assassinato per mano di un connazionale in circostanze mai del tutto chiarite, il 20 ottobre del 2020. Ma il giorno del suo omicidio è ancora lontano. È il 28 dicembre del 2016 quando va in scena la riunione segreta. Almeno ne sono convinti gli interpreti di questo intrigo internazionale. Non sanno che i carabinieri del Ros li stanno monitorando da tempo. È questo un capitolo inedito di un’inchiesta della procura sull’approvvigionamento di armamenti all’Iran passando dal nostro Paese. Ecco cosa accade il pomeriggio del 28 dicembre 2016 negli uffici della Confidi Union Impresa in via Santa Cornelia 5 a Formello. Il padrone di casa è Firouz, collaboratore della nostra intelligence, accanto a lui siede un narcotrafficante nato a Locri. Dall’altro lato del tavolo ci sono Svasta Boris, uno slovacco di 50 anni che si è formato nell’Accademia militare a Mosca, «con ottimi agganci capace di gestire il commercio di armi», annota il Ros. Svasta è accompagnato da un russo di cui, nelle carte dell’indagine, non viene indicata l’identità, con ogni probabilità è legato ai servizi russi. Firouz aveva ricevuto un incarico a trattare da parte di un pezzo grosso del regime iraniano. Si tratta di Esmail Safarian Nasab, plenipotenziario degli Aytollah per reperire armi in Italia tra il 2016 e il 2017. Con questo mandato Firouz si muove alla ricerca di prodotti bellici di qualità. Lo slovacco e il russo illustrano il piano per poter garantire una fornitura di «fucili di precisione per cecchini – si legge nelle carte dell’indagine – con canna ritraente che spara con calibro 12,7 millimetri Nato 50 calibro, di cui viene indicato un costo di 5.000 euro al pezzo». Molto probabilmente si tratta di una partita di Barrett M82. Ecco cosa scrive il gip nella richiesta di approfondimento indagini: l’acquisto sarebbe avvenuto « per mezzo di una Fondazione in Belize che simula una sovvenzione per un progetto per la tutela degli animali in Africa». I fucili infine, sarebbero stati inviati in Armenia. Da qui sarebbero poi passati oltreconfine in Iran. Prima della conclusione della riunione, Firouz consegna a Svasta una pennetta usb con altre armi che Esmail avrebbe voluto comprare. Il 16 gennaio 2017 l’intero gruppo celebra un nuovo incontro. La riunione, questa volta, alla presenza anche del potente delegato del governo iraniano avviene a Londra. Si parla anche di speculazione valutaria con l’obiettivo di incassare milioni di euro. Non è chiaro come si concluderà la compravendita dei fucili. Molto probabilmente anche per questi opachi affari Firouz verrà assassinato nel suo capannone a Formello il 20 ottobre del 2020.