La capacità che ha l’Arma, da 209 anni, di adeguarsi ai cambiamenti e rispondere alle esigenze della società e delle specifiche emergenze, è straordinaria ma oggi, più di ieri, è necessario cambiare il paradigma di una realtà istituzionale in cui convivono la paura della carriera con il timore delle sanzioni e dei codici di condotta.
Il miracolo
Teo Luzi ha fatto il miracolo. Ha ereditato un’Arma ingessata e l’ha resa dinamica e più attenta ai contenuti che alle forme. Un clima di serenità lo ha preteso ad ogni livello affinché “i dipendenti” producessero di più e meglio. Luzi ha ragionato da manager e politico cambiando in poco tempo il volto dell’Istituzione, promuovendo un’accelerazione interna pazzesca. Più trasferimenti grazie all’arrivo di nuove leve; nuove tecnologie (digitalizzazione delle caserme e nuove dotazioni); sociale (più attenzioni a specifici reati e più spazi e opportunità per le donne in divisa, meno suicidi rispetto alle altre forze di polizia); risultati operativi (cattura di latitanti di spicco come Messina Denaro e maggiori attività di web patrolling).
Le criticità da superare
Molti Carabinieri affrontano il presente con logiche passate. La gran parte degli ufficiali convive con lo spettro della carriera a ogni costo ei ricorsi e le lamentele verso le commissioni di avanzamento, sono sempre dietro l’angolo. Se prima i generali si contavano su una mano oggi non è più cosi e questo è dovuto alla semplice riorganizzazione interna che prevede la presenza di più dirigenti, come in tutte le altre “aziende”. I giovani cadetti hanno compreso la nuova anatomia dell’Istituzione, il problema resta legato ai vecchi generaloni che non si vogliono dare per vinti e sono pronti a minare le vie dei competitors. Problema che non si vive nelle altre fasce dell’Organizzazione dove si avverte meno il problema della carriera. Una soluzione, per avvertire meno il problema delle carriere apicali, potrebbe arrivare dal riconoscere una maggiore autonomia alle singole specialità, garantendo, ad esempio, più capacità ai dirigenti che comandano realtà esclusive quali il TPC, il ROS, l’Antifalsificazione Monetaria, ecc. Un po’ come avviene per l’Organizzazione che si occupa della tutela forestale, ambientale e agroalimentare.
Una nuova formazione
Qualche giorno fa l’Associazione a carattere sindacale UNARMA poneva l’attenzione sulle classi di laurea ancora riconosciute nell’ARMA per poter partecipare ai concorsi interni: L14 (scienze dei servizi giuridici) e L36 (scienze politiche e delle relazioni internazionali). Un problema serio se si considera che le nuove sfide si affrontano rafforzando le aree STEM (science, technology, engineering and mathematics) a cui addirittura il PNRR destina misure dedicate. Attualmente l’Arma non vede nelle altre classi scientifico – disciplinari l’importanza che vede per L14 e L36, nonostante il core business dell’Ente non sia più esclusivamente a carattere giuridico. Questo non permette a molti carabinieri di poter prendere parte a concorsi e crescere, motivo per il quale molti ingegneri, informatici e tecnici, lasciano anche in virtù di un mercato del lavoro che salassa sempre di più la Pubblica Amministrazione poiché paga meglio e offre più opportunità e più soddisfazioni personali.
Le nuove sfide
Se i Carabinieri sono riusciti a intercettare l’importanza del “tema ambiente”, ponendolo ai primissimi punti della riorganizzazione e dell’agenda setting, è il caso che intercettino, non solo ad alti livelli investigativi, l’importanza della digitalizzazione dell’intera Arma, rendendo tutta l’infrastruttura altamente penetrabile nella seconda società, meglio conosciuta come società ibrida. Un adeguamento che va promosso a livello centrale e periferico attraverso le nuove opportunità: Intelligenza Artificiale, Intelligence delle sorgenti aperte, analisi dei segni e dei linguaggi, tecniche per il riconoscimento biometrico, analisi ed estrapolazione dei dati di interesse strategico nell’overload informativo.
Il futuro comandante generale
Sicuramente dovrà continuare nel segno tracciato da Luzi per il bene di tutti e non di pochi. La società corre e l’Arma deve essere più veloce prendendo qualsiasi mezzo sia nelle immediate disponibilità, che sia a piedi o in bicicletta, l’Arma dovrà continuare a correre più di ieri e meglio di domani. In poche settimane gli scenari cambiano, le sfide interne e internazionali diventano minacce per gli equilibri e gli obiettivi prefissati. Solo una formazione continua e un forte senso di appartenenza, possono permettere di schermare perimetri e centri nevralgici di una organizzazione o di una comunità. Ovviamente, tutto questo, mettendo al centro il professionista in una continua interazione con la macchina e le realtà crude ed estreme delle società emarginate.