Il boss Matteo Messina Denaro, arrestato il 16 gennaio dopo ben 30 anni di latitanza, è morto nell’ospedale de l’Aquila dove era ricoverato da agosto. Il padrino, 62 anni, era malato da tre anni di tumore al colon. Venerdì era stato dichiarato in coma irreversibile e i medici, sulla base delle indicazioni date dal paziente, che nel testamento biologico ha rifiutato espressamente l’accanimento terapeutico, nei giorni scorsi gli hanno staccato l’alimentazione e il trattamento farmacologico.
Prima di perdere coscienza ha incontrato anche alcuni familiari e ha voluto riconoscere legalmente la figlia Lorenza, avuta in latitanza. Quest’ultima, insieme a una sorella del boss e alla nipote Lorenza Guttadauro, che è stata anche avvocato di Messina Denaro, hanno pregato al capezzale negli ultimi giorni.
Il cancro al colon avrebbe portato i carabinieri del Ros e la Procura di Palermo sulle tracce dell’ultimo padrino che ha condotto la sua vita in latitanza protetto da apparati che hanno fatto male alla storia di questo Paese. Messina Denaro è forse, speriamo, l’ultimo capitolo in un archivio fatto di mafie, stragi, tensioni, ingerenze estere e teorie come quella sulla sovranità limitata che hanno lacerato l’Italia dalla Seconda Guerra mondiale ad oggi.