Kosovo, militare italiano muore in un incidente stradale. Ferita la collega

Una triste notizia si è abbattuta sul contingente italiano in Kosovo. Lo sgomento tra i colleghi di Claudio che lo ricordano come un professionista serio e stimato.

I fatti in Kosovo

Un militare italiano di 47 anni, operatore cinofilo, è morto oggi in Kosovo durante un incidente stradale mentre era diretto a Pristina. L’uomo si è scontrato con il suo veicolo militare contro una macchina civile, la quale a quanto appreso viaggiava contromano.

I due militari lavoravano entrambi al centro militare veterinario di Grosetto.
Su X sono arrivate anche le condoglianze del capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Pietro Serino, e la pronta guarigione alla collega rimasta ferita.

Il cordoglio di Crosetto

“È con immensa tristezza che esprimo, a nome di tutta la famiglia della Difesa e mio personale, i sentimenti del più profondo cordoglio ai familiari del Graduato Aiutante Claudio Cadeddu, scomparso oggi, in Kosovo, a causa di un tragico incidente stradale durante un trasferimento per servizio”.

Così il ministro della Difesa Guido Crosetto in una nota.

“Ho espresso all’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore della Difesa e al Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, le mie più sentite condoglianze. Tutta la Difesa si stringe idealmente ai familiari e agli affetti più cari del Graduato Aiutante Claudio Cadeddu”

Alla famiglia dell’operatore cinofilo e a tutto l’Esercito Italiano giunga il nostro cordoglio

Subito trasportati presso il centro medico

A bordo con il militare, che era di origini sarde e lavorava nella base militare a Pec, c’era una sua collega per fortuna rimasta lievemente ferita e trasportata nella struttura sanitaria della stessa base italiana mentre i loro due cani sono stati poi portati in un campo nell’unità veterinaria di Kfor.

Il gruppo cinofili dell’Esercito

Il Gruppo Cinofilo dell’Esercito, nasce il 1° luglio 2002 a Grosseto, nell’ambito del Centro Militare Veterinario. E’ un Reparto a livello battaglione, unico nel suo genere, dotato di un proprio comando ed organizzato in maniera specifica per poter garantire sia l’allevamento dei cani e l’addestramento dei binomi nelle differenti specializzazioni, sia l’approntamento e l’impiego di assetti cinofili.

I nuclei cinofili vengono prioritariamente impiegati a favore dei contingenti militari all’estero ma, all’occorrenza, possono essere impiegati sul territorio nazionale con compiti di sorveglianza di obiettivi strategici per il Paese, di ricerca armi e munizioni e di “bonifica” di aree ed infrastrutture.

Inizialmente assegnati ai reggimenti del Genio, i plotoni cinofili dei reggimenti 3° di Udine, 10° di Cremona e 8° di Legnago, sono stati dal 2008 accentrati in un’unica compagnia cinofila del Genio, posta alle dirette dipendenze del Comandante del Gruppo Cinofilo a Grosseto.

Nella loro storia i cani vennero impiegati spesso a fianco degli eserciti. I primi popoli ad impiegarli di cui si abbia notizia, furono gli Assiri seguiti da Egizi, Greci e Romani.


Agli inizi del XX secolo molti eserciti europei iniziarono a utilizzare i cani non solo in combattimento ma anche in mansioni diversificate e più complesse; i Russi nel conflitto Russo-Giapponese li usarono nel campo sanitario mentre Bulgari ed Italiani usarono cani “sentinelle” nei Balcani ed a Tripoli.

Fu comunque durante le due guerre mondiali che il fenomeno assunse un’ampiezza particolare.

Nella prima guerra mondiale ne fecero largo uso i Tedeschi, i Francesi ed i Belgi. L’esercito tedesco utilizzò i cani con funzioni di porta ordini e di assistenza sanitaria.


Nel secondo conflitto mondiale gli Stati Uniti avviarono un programma di addestramento per cani da guerra. In breve furono arruolati circa 20.000 cani e di questi circa 2000 furono inviati sui fronti di combattimento. I migliori risultati si ebbero nella giungla durante il conflitto contro i Giapponesi ove l’oscurità e la densa vegetazione permettevano ai soldati nemici di colpire di sorpresa le unità statunitensi; i cani, in tale contesto, seppero funzionare ottimamente come sentinelle, intercettando il soldato nemico quando i commilitoni umani non potevano ancora percepirne la presenza.

(Fonte Esercito Italiano)