La Procura di Modena indaga il T.Col Cati. “Ha superato il limite”

La Procura di Modena indaga il T.Col Cati. Ha superato il limite

Spesso nella vita militare ci si imbatteva nei Rambo della mancanza di rispetto; nei guerrieri delle parole inutili o in uomini che avrebbero dovuto fare, ad esempio, della dottrina di cavalleria uno stile di vita. Troppe volte, però, non era così, no! Ed ecco allora che si conosceva il significato di naja.

Rigore, intelligenza, discrezione, valorizzazione dei propri uomini e strategie nell’azione, ecco i criteri che dovrebbero contraddistinguere, oggigiorno, un ufficiale delle Forze armate italiane. Per la Procura di Modena, però, al Centro Ippico Militare c’è un militare italiano, il T. Col. Giampaolo Cati, indagato, che non avrebbe rispettato questi criteri, questi codici di comportamento.

Dispiace sapere che nel 2024 ci sono ancora uomini che all’intelligenza preferiscono stili da naja; che ancora non riescono a mettere il cervello in modalità professionista.

Giampaolo Cati
La Procura di Modena indaga il T.Col Cati.

Le donne e gli uomini si temprano con l’esempio e il lavoro di squadra. Un comandante è un leader, un modello da seguire.

Dall’articolo di Valentina Lanzilli e Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”

«Devi dimagrire…ti faccio dimagrire io… se non monti a cavallo non dimagrirai mai». «Se voglio una persona la faccio impazzire fino al congedo, se voglio la distruggo attaccandomi al collo senza dargli respiro, sarei capace di inventarmi qualsiasi cosa sul suo conto, anche personale, pur di distruggere lui e la sua famiglia…».

Il colonnello ne aveva per tutti, soldati e soldatesse. Fino al malcapitato caporal maggiore che durante un’adunata di graduati e sottufficiali se l’è trovato di fronte urlante: «Tu mi stai sul c…». E sarà anche un’accademia militare, dove la durezza forgia e la regola è il rigore, ma per la Procura di Modena qui si è andati oltre: abuso di autorità con minacce e ingiurie, violenza privata, stalking.

L’indagato è solo lui: il comandante del Centro ippico militare (Cim) dell’Accademia di Modena, Giampaolo Cati, 44 anni, ufficiale senza macchia e pluridecorato. Undici i militari che l’hanno denunciato: quattro donne e sette uomini, fra soldati semplici, sergenti e caporali, tutti naturalmente suoi sottoposti, tutti in servizio al Cim. […]

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La Procura di Modena indaga il T.Col Cati.

 

E Modena ha chiuso ora l’indagine depositando l’avviso di conclusione, nel quale vengono riportati gli atteggiamenti aggressivi, le umiliazioni, le battute sessiste, le molestie e le minacce denunciate dai militari. «Molestava continuamente il personale femminile con battute a sfondo sessuale, commenti sull’aspetto fisico… Le vessava ordinando spesso di lavare i genitali dei cavalli come atto punitivo…». […]

Insomma, il clima al Centro ippico non era idilliaco. Aveva una preferita, V.: «Ti tengo al maneggio per rifarmi gli occhi… mi sto sentendo con una delle tue parti, ma voi giù siete calde vero? Mamma mia come siete calde!… Come scopi bene con quella scopa». La più denigrata era D.: «Sei grassa, goffa e incapace».

 

Un sergente non ne poteva più: «Quando chiedo di uscire all’orario di fine lavoro lui mi dice che gli ho rotto i c… perché sono un sindacalista. Una volta, siccome stavo troppo in laboratorio di mascalcia mi ha detto che mi trasferiva a Grosseto». […]

 

Di là l’indagato, il tenente colonnello Cati, rimasto in Accademia ma in altro ruolo, che respinge le accuse: «Non ho abusato del mio potere». Lo difende l’avvocato Guido Sola: «Il mio cliente si è sempre speso per i suoi soldati, ha un profondo rispetto per l’Istituzione e ha dato vita con il centro ippico a importantissimi service territoriali in favore di associazioni di volontariato».

La Procura di Modena indaga il T.Col Cati. Ha superato il limite

L’Accademia Militare di Modena è l’erede della Reale Accademia Sabauda fondata in Torino il 1° settembre 1677 e, pertanto, detentrice del primato di essere stata la più antica istituzione destinata a preparare i Quadri dirigenti dell’Esercito e dello Stato Sabaudo.


Da ormai centocinquant’anni, grazie anche alla determinazione degli illustri cittadini modenesi Luigi Farini e Manfredo Fanti, le cui gesta illuminano l’epopea risorgimentale, l’Accademia Militare vive e opera nel Palazzo Ducale di Modena, sede prestigiosa, curata e amata con l’affetto che si dedica a una Casa Madre.