Sulla pelle dei poliziotti va in scena la politica. Per un quieto vivere doveva morire un agente
Se vuoi che parlino bene di te muori! Funziona cosi, almeno in Italia, dove l’identità di un popolo, troppe volte, non si fonda sulle colonne e i principi istituzionali ma si sostiene sul giornalismo al soldo degli imprenditori e sulle sigle sindacali politicizzate. Su questi attori, giornalisti, imprenditori e sindacati, si consuma la farsa dell’ideologia che cambia secondo il vento.
E come in ogni farsa che si rispetti deve esserci una vittima, almeno una, e questa, sempre, è rappresentata dall’anello più debole, dal personaggio più ricattabile, da colui che può essere facilmente sostituibile: l’agente.
Costui si può radiare, indagare, trasferire, comandare, promuovere o degradare; si può offendere, si può ferire, volendo anche uccidere. Rappresenta un numero, un elemento di contrattazione tra le parti coinvolte negli scontri, un deterrente per raggiungere il risultato.
A Pisa nulla di nuovo, nessun effetto sorpresa. Solo l’ennesima farsa, l’ennesima messinscena. Una ventina di poliziotti sono rimasti bloccati tra un cordone di manifestanti e un cellulare del reparto mobile e dopo il contatto con i manifestanti, giunti in una zona dichiarata off limits, gli agenti hanno attivato una carica di dispersione per respingere il cordone.
Ecco, su questa azione l’Italia si è indignata, la politica si è spaccata, le istituzioni si sono allarmate, i manifestanti sono scesi in piazza per solidarietà e da giorni non si parla di altro. Tutto sto casino si poteva evitare? si, sarebbe bastato che un agente rimanesse vittima.
Allora la narrazione sarebbe stata diversa, il silenzio avrebbe riempito gli animi di quegli italiani che credono nelle istituzioni e gli attori della farsa si sarebbero uniti nel pensiero pasoliniano “dell’agente figlio dell’operaio”.
Una farsa senza ideologia, una farsa in cui gli attori giocano sulla pelle di chi è in strada a rischiare. …E sarà sempre cosi! Ci saranno le pedine e ci saranno gli attori colmi di interessi e ideologie.
Nelson Mandela diceva che le differenze ideologiche sono un lusso che molti non si possono permettere, soprattutto coloro che combattono per arrivare a fine mese, per onorare un giuramento di fede o assolvere a una disposizione, non si possono permettere.
E’ bene quindi ribadire all’opinione pubblica che tutto quello che i media dicono può cambiare se muore un agente, è semplice, basta spendere una pedina, una di tante. In questo Paese dove si consentono manifestazioni, si gestiscono piazze, si manifesta liberamente, la vittima deve avere una divisa altrimenti si generano fiumi di fango, informative urgenti, scandali e spaccature sociali.
Ciò non è permesso altrimenti, per un effetto domino, sale lo spread, cade il governo, cambia l’agenda setting e l’indignazione riempie i fascicoli degli avvocati pronti a rivendicare i diritti degli assistiti facoltosi e gli attori non trovano un accordo.
Adesso per giorni ci toccherà ascoltare la manfrina dei numeri seriali e delle body cam sulle divise per i servizi di ordine pubblico; per giorni in tv, sui social e sui giornali dovremo leggere di stato di polizia. Intanto, nel resto dell’Europa gli agricoltori incendiano le piazze, i servizi di intelligence provano a disinnescare bombe sociali nelle periferie parigine o a scongiurare frammentazioni strutturali nell’ordinamento spagnolo o inglese.
Altrove, forse, le farse sono meno piacevoli, gli attori hanno meno scena e i poliziotti hanno più rispetto e libertà di azione. Altrove, forse, le identità dei popoli sono più forti e le narrazioni si basano su concretezze, sui fatti senza interpretazioni. Altrove, forse, giornali e imprenditori non sono sempre la stessa cosa, la politica si affida all’azione della politica e protegge i propri uomini e le proprie donne.
Perché altrove, forse, sulla pelle dei poliziotti non va in scena la politica.