Carabiniera 25enne suicida, la famiglia accusa

Beatrice si è tolta la vita lo scorso 22 marzo: era allieva della Scuola Marescialli. La sua famiglia ha scritto una lettera di accuse

Voleva lasciare la Scuola Marescialli la giovane Beatrice, la carabiniera 25enne che si è tolta la vita lo scorso 22 marzo in caserma.

Lo scrive il padre in una lettera indirizzata al sindacato Unarma. “Non lo facciamo per individuare i responsabili, poiché la nostra fiducia nelle istituzioni rimane integra come sempre, ma per affrontare il problema dei suicidi di chi veste la divisa”.

Di seguito il testo integrale della lettera (dal sito Unarma).

Carabinieri 25enne
Carabiniera 25enne suicida, lettera aperta dalla famiglia

“La presente vuole essere una lettera a cuore aperto con il fine di condividere con voi le impressioni
della famiglia in merito a quanto accaduto il 22 aprile c.a. all’interno delle mura della Scuola
Marescialli e Brigadieri dell’Arma dei Carabinieri. La prerogativa di questa lettera, come famiglia di
Beatrice e nella qualità di individui che dedicano la propria vita da decenni alle Forze Armate, non è
quella cercare di individuare responsabili ai quali imputare la tragica fine di Beatrice infatti la nostra
fiducia nelle Istituzioni rimane integra come sempre. Proprio per via della nostra integrità abbiamo
deciso di condividere il nostro stato d’animo e le nostre preoccupazioni con voi di UNARMA, con la
speranza che si possa fare seriamente luce sul fenomeno suicidario che coinvolge uomini e donne
in uniforme con numeri che sono arrivati ad essere nell’ordine di uno ogni sei giorni dall’inizio del
2024.

carabiniera 25enne
Carabiniera 25enne, Beatrice si è tolta la vita lo scorso 22 marzo


Beatrice nei primi giorni di frequentazione della scuola aveva manifestato l’intenzione di
abbandonare il percorso appena intrapreso anche se quel percorso era da sempre stato il suo sogno questo poiché aveva percepito quello che ci riferiva essere un ambiente estremamente rigido e
totalitario. Successivamente decise invece di continuare in quanto, avendo già avuto esperienza di
vita militare, prima nella Marina Militare e poi nell’Arma dei Carabinieri, si era convinta che il regime
di trattamento così restrittivo rientrasse nella logica di un periodo propedeutico iniziale atto a
testare in prima battuta le capacità di resilienza dei futuri marescialli ma purtroppo questo non
corrispondeva a realtà: le condizioni di pieno inasprimento e i ritmi di vita serrati sono continuati.
Beatrice aveva molto a cuore l’Arma ma alcune disposizioni non le erano chiare e le reputava prive
di valore formativo. Di seguito vogliamo riportare alcuni messaggi da lei condivisi;

Carabiniera 25enne
Beatrice, carabiniera 25enne, si è tolta la vita lo scorso 22 marzo

“Disposizioni camere da oggi a per sempre

  • Dietro la porta della camera non ci deve essere nulla tranne l’acqua se non sapete dove metterla
    e in maniera ordinata
  • Niente sotto la scrivania
  • Accappatoio con le tasche vuote sulle grucce DENTRO la doccia e porte aperte
  • NO beauty case in bagno
  • Nel bagno non ci deve essere nulla
  • Porte del bagno (dentro e fuori) CHIUSA SEMPRE
  • Porte delle camere SEMPRE aperte se non siete in libertà (la mattina e a studio obbligatorio)
  • Scrivanie: no santini, no foto, sulle mensole SOLO LIBRI D’AMMINISTRAZIONE. Quelli personali nel
    cassetto
  • Durante il giorno le tende APERTE
  • COPERTINI VERDI TIRATI E CUBI FATTI BENE”;
  • DISCORSO CIBO A SCUOLA
    Ciao ragazzi, mi hanno appena convocato in CP a seguito delle ulteriori segnalazioni dei topi nelle
    camerette.
    Questo messaggio serve solo a ricordare di NON TENERE CIBO IN CAMERA e di NON ORDINARE CIBO DA FUORI per poi consumarlo in camera (deliveroo, Just eat, ecc..)
    Inoltre hanno specificato che è vietato anche l’utilizzo di elettrodomestici in camera, come
    bollitori, piastre, fornelli elettrici ecc..
    Nulla di nuovo ma giusto per ricordare, mi raccomando.
    Starei in occhio in questo periodo perché va a finire che qualche controllo potrebbe capitare;
  • “🔌🚨🔌🚨
    No zaini in spalla all’interno della scuola durante le libere.”;
  • “Le ragazze NON possono indossare stivaletti tipo Dottor Martens o Timberland durante le
    libere uscite. Ve lo dico per info che oggi me l’hanno detto.”;
  • “La prima cp dice che chi prende tra 18 e 23 perde il pernotto.”;
  • DISPOSIZIONI PERNOTTO
    In base all’andamento complessivo degli esami e gli scarsi risultati conseguiti, la scala
    gerarchica ha ritenuto che:
    -Chi ha conseguito un esame con voto pari a 18/19/20 salta il pernotto immediatamente
    successivo alla data dell’esame sostenuto.”
    -Chi è stato bocciato salta i pernotti fino a data da destinarsi.
    Per esame si intende quello finale, al momento dell’accettazione del voto.
  • “Buongiorno, ho lasciato i voti di Tecniche Investigative II dal piantone. Firmare entro le 22:00 di oggi;
    Chi ha ottenuto una votazione compresa tra 18 – 22 a questo esame salta il pernotto.”
  • “Grazie a Dio ho preso 26”;
  • “Alle 22 già inquadrati in silenzio quindi per favore scendete qualche minuto prima.”;
  • “Silenzio assoluto in adunata. Se c’è casino ci fanno fare contrappello. Sapevamolo”;
  • Abbiamo adunata perché ci ricordano che siamo tornati a scuola dopo il pernotto…mica sono
    normali.
    Beatrice era solita chiedere allo zio e al padre, in quanto facenti parte delle Forze Armate,
    consigli su come scrivere una lettera formale; raccontava che, qualora punita, doveva
    produrre un elaborato che fosse atto a dettagliare l’accaduto nella forma istituzionalizzata
    prevista dalla comunicazione scritta però non avendo ricevuto lezioni al riguardo non ne era
    capace per cui temeva che il proprio elaborato fosse poi rigettato e oggetto di critica e
    mortificazione.
    Di seguito una sintesi di quanto prodotto da Beatrice in una di queste occasioni:
    “CAM Beatrice BELCUORE venivo messa a rapporto il 01/02/2024 alle ore 11:05 dal
    Maresciallo “Caio”., il Maresciallo “Sempronio” durante lo studio obbligatorio in camera,
    trovava regolarmente la porta aperta ma al contempo il Mar “Caio” faceva presente che al
    suo passaggio precedente notava che la porta era chiusa, quando invece la porta era aperta
    dall’inizio dello studio obbligatorio, per questo motivo metteva a rapporto la cameretta.”
    Fin qui sono riportati alcuni dei messaggi che Beatrice inoltrava/inviava alla famiglia in quei pochi
    momenti in cui ci raccontava esserle consentito utilizzare il telefono.
    Un altro episodio che ci ha alquanto stupito riguarda un alterco avvenuto tra il padre di Beatrice e
    la sua linea di comando che illustriamo nei dettagli di seguito:
    Beatrice agli inizi dell’ottobre 2023 aveva contratto il Covid con associati sintomi febbrili e
    respiratori, malgrado le sue condizioni di salute fossero precarie e la malattia contagiosa tanto da
    chiudere in casa il mondo intero per un anno a lei veniva ordinato di recarsi nel luogo di adunata,
    tutte le mattine alle 06:15. Il padre venuto a sapere di questa notizia contattò telefonicamente
    l’Ufficiale Comandante di Plotone di Beatrice, per chiedere spiegazioni sul perché la figlia venisse
    obbligata a presentarsi in adunata febbricitante e al fatto che i pasti, a suo dire immangiabili, le
    venivano portati continuamente con grossi ritardi e in esigue quantità. Il fine della telefonata era
    semplicemente finalizzato a comprendere le ragioni per le quali si rendeva necessario

    compromettere ulteriormente la salute di sua figlia. In tutta risposta l’Ufficiale affermava con tono
    perentorio e arrogante che la telefonata risultava essere non gradita e che gli stava causando una
    perdita di tempo prezioso, inoltre affermava che i dettagli della conversazione secondo il suo punto
    di vista non erano del tutto esatti. Il giorno stesso il padre di Beatrice veniva contattato
    telefonicamente dall’Ufficiale Comandante della Compagnia, il quale gli comunicava che il
    Comandante di Plotone aveva redatto una relazione nella quale asseriva di essere stato
    importunato/aggredito durante la conversazione telefonica. L’Ufficiale in questione inoltre riferiva
    che in qualità di subalterno il padre non doveva permettersi di chiamare la scuola e che avrebbe
    dovuto rispettare la scala gerarchica. Al fine di chiudere la questione, per evitare ulteriori spiacevoli
    episodi a Beatrice, sovrapponendo l’amore per la figlia alla opportuna necessità di andare avanti nel
    contestare l’accaduto, scrisse una mail di scuse per chiudere in maniera diplomatica la questione, di
    seguito i dettagli:

  • “Buongiorno, sono il Brig.Ca. Belcuore,
    padre dell’allieva Beatrice, avrei voluto richiamare per chiarire meglio quanto accaduto in occasione
    delle telefonate avute con Lei e con il suo collaboratore ma non voglio creare ulteriori disagi alla
    Vostra attività quindi mi permetto di scriverLe queste poche righe per rappresentare il mio sentito
    dispiacere.
    Presto servizio nell’Arma dei Carabinieri da 40 anni e non ho mai avuto alcun provvedimento disciplinare e sono
    sempre rimasto confinato nel rispetto della gerarchia e della disciplina ma oggi ho percepito un
    possibile disagio da parte di mia figlia, che oltretutto non si è mai lamentata di nulla ed è entusiasta
    del corso che sta frequentando e del ruolo che ricoprirà in futuro, che sono andato in apprensione e
    non ha ben valutato cosa era realmente accaduto ovvero, nulla di che.
    Mi scuso nuovamente e spero si possa comprendere l’errore che troppi spesso i genitori fanno per
    cercare, anche ingiustificatamente, di tutelare i figli.
    Beatrice è la mia unica figlia ed è il mio tallone d’Achille.
    Spero voglia porgere le mie scuse anche al suo collaboratore.
    Con il dovuto rispetto,
    Brig.Ca. … Belcuore.
    In risposta alla mail l’Ufficiale risponde come di seguito:
    Nei giorni precedenti la propria morte Beatrice manifestava molti dei sintomi attribuibili a una
    condizione di forte stress psicofisico, difatti riferiva alla madre che stava perdendo i capelli e che
    non ne poteva più di sottostare a quelle “regole” poco funzionali e che si insinuavano in ogni ambito
    della propria vita. Inviava spesso le foto di come era costretta a vestirsi in abiti borghesi per poter
    avere un paio di ore di svago concesse durante la libera uscita, del fatto che doveva necessariamente
    tenere i capelli raccolti, tirati al punto e che li stava perdendo anche per andare in piscina. Diceva
    sempre più spesso alla mamma” questa scuola mi sta rovinando la vita”.
    Il giorno dell’accaduto, lo zio di Beatrice è stato il primo a giungere presso la scuola, in quanto si
    trovava a Livorno per motivi di servizio. Non appena entrato all’interno dell’istituto la prima
    impressione avuta fu quella di un ambiente antiquato sul piano della formazione e delle relazioni,
    impressione accresciuta anche dalla modalità attraverso cui la morte di Beatrice è stata comunicata
    al padre, ossia a mezzo telefono mentre si trovava in auto. Appena entrato questo è stato accolto
    dal Comandante della scuola che portava con sé, senza alcuna ragione, un bigliettino con scritti i
    dati di forza complessiva della Scuola che, durante la loro conversazione, riferiva fossero pari a molte
    unità. Ancora adesso, a distanza di tempo, tenta di spiegarsi il motivo di tale comunicazione.
    Quando i genitori di Beatrice sono giunti alla Scuola, mentre la madre riferiva tra le lacrime al
    Generale Comandante che Beatrice ultimamente era molto stressata e che stava perdendo i capelli,
    costui, oltre a ribadire nuovamente che nella scuola c’erano più di “X” allievi, gli rispondeva che
    anche le altre allieve perdevano i capelli. Tali elementi ci hanno portato a farci molte domande sulle
    capacità comunicative e relazionali adottate all’interno dell’istituto poiché, se in un momento così
    tragico, il più tragico, che un familiare possa trovarsi a vivere, chi di competenza non ha la capacità
    di manifestare empatia nei confronti della famiglia come può farlo con i propri sottoposti? Se a una
    mamma che piange disperata la morte della propria unica figlia le viene risposto che anche le altre
    hanno le stesse difficoltà e non trova minime parole di conforto o semplicemente di sostegno, come
    potrà trovarle anche altrove? Quale Maresciallo vogliamo sulle strade? Tra la gente? Quale umanità
    stiamo coltivando?
    Il giorno della celebrazione del rito funebre, nella chiesa di Castelnuovo di Farfa, subito dopo il
    discorso del Generale Comandante delle Scuole, un amico di famiglia, già Carabiniere dell’Arma in
    quiescenza, è intervenuto precisando che nella bara c’era Beatrice, una ragazza di 25 anni e che il
    funerale era per onorare lei e non l’Arma, visti i discorsi dedicati allo spirito di servizio e di sacrificio
    pronunciati dal Generale Comandante delle Scuole. Lo stesso amico di famiglia ci ha raccontato poi
    di essere stato ripreso da un Ufficiale fuori dalla chiesa che davanti agli allievi lo ammoniva che, con
    le sue parole, aveva infangato le divise dei ragazzi lì presenti.
    L’impronta che questa vicenda ha lasciato nelle nostre vite è tragica. La perdita di Beatrice per noi
    si è accompagnata a una presa di consapevolezza importante, quella per cui se un’istituzione dà più
    valore alle formalità che alla formazione e crescita personale dell’individuo conduce al fallimento.
    Beatrice ha fatto una scelta che nessuno potrà mai comprendere, ma la società nella quale viviamo,
    le istituzioni che noi serviamo con lealtà e onore, hanno il dovere di non lasciare indietro nessuno,
    hanno il dovere di interrogarsi continuamente sullo stato di salute mentale del proprio personale,
    di guardare negli occhi gli uomini e le donne in uniforme, ancor prima di guardare il grado che
    indossano. L’Arma dei Carabinieri ha il dovere di rivolgere tutte le proprie attenzioni sul valore,
    secondo noi essenziale, su cui si fonda il proprio compito istituzionale, ossia il valore dell’essere
    umano. La nostra tragica esperienza ci ha portato a riflettere sulla questione da una duplice
    prospettiva, sia da quella familiare che quella professionale all’interno delle Forze dell’Ordine.
    Vogliamo manifestare la nostra totale disapprovazione nei confronti di un sistema costituito da
    gerarchi inseriti in un contesto che non manifesta valori umani. Episodi come quello di Beatrice, o
    come quello avvenuto nella stessa scuola nel 2017, devono servire da spunto per un cambiamento
    nelle istituzioni affinché trovino il modo di sostenere le proprie unità nei momenti di difficoltà.
    Beatrice non c’è più!
    Grazie dal profondo del cuore per quello che fate, siete la vera parte sana e integra dell’Arma dei
    Carabinieri, gli unici ad aver rivolto lo sguardo dove tutti gli altri si sono rifiutati di vedere.
    La famiglia di Beatrice.

Carabiniera 25enne suicida, la famiglia accusa