Che Roberto Vannacci avesse raggiunto picchi stratosferici per la vendita dei suoi libri lo sapevamo e il suo secondo volume, infatti, non ci ha meravigliato per gli incassi, ma il grande stupore, in termini elettorali, è arrivato dal numero di preferenze che il generale ha totalizzato nelle ultime elezioni europee.
Un risultato che rappresenta il lavoro di un intero partito, oltre 500 mila voti, secondo solo al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Un traguardo che ha riconosciuto a Salvini il ruolo di statista perché grazie alla “scelta Vannacci” il leader leghista ha portato a casa oltre un punto percentuale e ha salvato il partito da una debacle che molti prevedevano.
Un risultato che si declina in una mossa sicuramente vincente per il partito ma che rappresenta anche un monito per tutti i politici dal momento che Roberto Vannacci è stato riconosciuto dal popolo come leader politico anche se non ha ancora un suo progetto.
Sonni poco sereni anche per molti generaloni che si sono schierati, seppur in modo velato, contro l’alto ufficiale che si conferma il militare più votato della storia repubblicana italiana.
Il problema di molti uomini in divisa, infatti, è quello che rimanendo nel loop gerarchico perdono la visione delle dinamiche politiche e delle diverse dialettiche che si annidano nella società.
Vannacci da uno scoop del quotidiano La Repubblica è diventato uno scrittore seguitissimo e da una scommessa di Salvini è diventato un leader politico.
Anche il ministro Guido Crosetto dovrà ora riconoscere al subalterno Vannacci il nuovo ruolo di collega politico che ha stoffa e soprattutto numeri e che quelle “farneticazioni” erano e sono, il pensiero di oltre 500 mila cittadini italiani.
Proprio Crosetto era stato mal consigliato sulle proiezioni elettorali e aveva rilasciato dichiarazioni molto impulsive e interpretabili sul generale dell’Esercito Italiano “un tempo si candidavano attori e ballerine, ora Vannacci”
Le proiezioni elaborate da alcuni enti universitari parlavano di una forbice tra i 400 mila e i 600 mila voti e la grande incognita era relativa agli appartenenti al mondo militare che difficilmente si possono intervistare per analisi politiche. Il numero ottenuto da Vannacci riserva quindi una certezza: i militari hanno sostenuto il loro generale.