La morte di un gatto non è cosa destinata a fare notizia, chissà perché quando la violenza viene agita verso gli animali la stessa viene quasi sottaciuta, l’orrore viene deviato verso termini più accondiscendi, “bravata”, “ragazzata”, “gesto inconsapevole” (addirittura), tutti termini che affrontano la tematica in maniera molto leggera, ma è normale?
Normalizzare la violenza su animali non è normale, anzi…
Il problema da rilevare è tutt’altro, prima di criminalizzare un comportamento, capire il disvalore dello stesso quando viene posto in essere.
Il punto dell’osservazione si sposta quindi a tutto tondo, non sulla vittima (perché si, l’animale è la vittima “dell’uomo”) ma sulla parte attiva di quello che è un reato.
Chi commette quel gesto è in grado di comprendere l’inutile sofferenza, o la morte che infligge? Probabilmente no, ma attenzione è il caso di richiamare subito la scemata capacità di intendere e volere di quell’individuo? No, assolutamente, questo a prescindere dal suo recupero, ovvio.
Ancora, e chi commette quel gesto, quella violenza sull’animale, in assenza di minaccia per sé stesso, e in assenza di altre possibilità di fuga, ha avuto nel suo vissuto, ampio o meno che sia (chiaramente in ragione dell’età), qualcuno (un educatore, un genitore, un amico) che, standogli vicino, lo abbia mai fermato o gli abbia ricordato l’orrore che stava per provocare? Probabilmente no.
Social e orrore, non è una novità, purtroppo
A Lanusei un gattino viene lanciato da un dirupo, giovani denunciati.
Di comportamenti analoghi ne avevamo già scritto poco tempo: accanto a gesti devianti e criminali spesso vi sono proprio quelle figure che potrebbero fare da educatori o quantomeno da dissuasori.
Se nella prima casistica è possibile riscontrare (almeno in teoria) i genitori, nella seconda vi possono rientrare gli amici del criminale di turno.
Purtroppo, si era già riscontrato che la famiglia è sufficientemente ipocrita rispetto all’orrore sotteso, basta riguardare la notizia che vuole la morte di un coniglio, preso a calci come se fosse un pallone, durante una festa in parrocchia, con i genitori degli autori rilassati e gaudenti (assurdo anche il contesto), figurarsi per l’orrore di Lanusei.
Sugli amici, figure spesso inutili, inconsistenti per le stesse relazioni che s’intrattengono, sicuramente faziosi e proattivi verso quella violenza che sarà agita: è possibile dire che oramai per un minimo di notorietà si fa di tutto senza pensarci? Orrore vs like.
Se le dinamiche delle baby gang possono essere incasellate in quelle di gruppo, l’idiozia e l’orrore davanti a uno smartphone per un like, come può essere definita? Il prodotto di una carenza affettiva? Magari verso sé stessi e gli altri? Può darsi…
Ennesima pessima notizia – come scritto – arriva dalla Sardegna, da Lanusei, dove un giovane – non avendo evidentemente altro scopo nella sua vita – lancia da un dirupo un gattino, chiaramente in favore di camera e accompagnato dalle risate del suo gruppetto di amici, dove – per giusta par condicio e rispetto delle quote – vi era anche una compagine femminile, anche proattiva.
Ecco, sicuramente oggi manca il riconoscimento del valore della vita, peccato però, essere nel pieno del c.d. “rinascimento digitale”, con intelligenza artificiale come hype giornaliera e constatare di pari passo l’idiozia umana e criminale, avanzare.
Non basta riformare la criminalizzazione di atti ignobili come questi, ma occorre ripensare seriamente ai modelli educativi in essere, perché gli effetti sulle nuove generazioni sono inesistenti: manca il rispetto per l’altro e per ogni forma di vita.