Vicini all’ora zero. Truppe Iran ed hezbollah schierate, mezzi e uomini per un attacco imminente a Israele

Allo stato, non pare sia “servito a molto” il pressing diplomatico esercitato sull’Iran, è evidente come l’azione di Israele, contro il leader di Hamas, a Teheran, sia stata percepita non solo come un’aggressione militare bensì anche – e soprattutto – come un’attacco alla credibilità politica dell’Iran, che aspira a essere una potenza regionale, specie dopo il ritiro programmato degli USA dall’Iraq.

Iran-Ezbollah, l’asse del male si ricompatta..

Paradossalmente, il pogrom del 7 ottobre, rileggendolo con la lente della politica interna, sia dei palestinesi che degli israeliani, ha prodotto un legame tra Netanyahu e Hamas: in sostanza, l’uno ha bisogno dell’altro per sopravvivere.

Netanyahu arriva, in quell’ottobre, con una serie di polemiche che lo perseguono, un ideale mix tra contese politiche, anche interne alla propria coalizione, perdita di consensi e inchieste giudiziaria, Hamas, invece, con la sempre più persistente dicotomia tra fazione combattente e fazione politica, tra chi è a Gaza, come il nuovo leader eletto, e chi invece ozia nel Qatar, stante l’esistenza di varie componenti politiche nel panorama palestinese.

La prosecuzione del conflitto, quindi, diventa concretamente il continuare una forma politica, e in questo contesto molti sono gli esperti propensi a leggere l’escalation della crisi in atto e quindi l’omicidio mirato del leader di Hamas in Iran.

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Tajani: Ministro Iran mi ha detto che reazione è inevitabile

Al TG4, il Ministro degli Esteri riporta  ”Il mio collega Iraniano mi ha detto che la reazione” nei confronti di Israele ”è inevitabile”, questo dopo una telefonata con il ministro degli Esteri dell’Iran Ali Bagheri.

Di contro,  Israele ha fatto arrivare nei giorni scorsi agli Stati Uniti e a diversi paesi europei il messaggio che qualunque attacco dell’Iran avrà come risposta un attacco israeliano in territorio Iraniano. I toni si fanno più duri, infatti l’attacco israeliano avrebbe luogo anche se fosse meramente dimostrativo quello di Teheran, quindi anche non dovesse causare feriti o vittime tra la popolazione israeliana.

Intanto continua lo schieramento di forze USA nell’area, è possibile ipotizzare che la medesima cordata che ha supportato Israele in Aprile, quando l’Iran aveva dato vita a un cospicuo lancio di missili contro quel territorio.

Oramai sono giorni che si susseguono punte di tensione molto elevati, si consideri il NOTAM emesso dalle autorità dell’Iran, cui poi aveva fatto seguito quello egiziano, considerato quest’ultimo, a cavallo tra il 7 e 8 agosto scorso, una possibile concreta avvisaglia della deflagrazione delle ostilità, proprio per il particolare ruolo che l’Egitto riveste nei colloqui di pace.

D’altronde, come rilevato da Iran ed Hezbollah, anche l’attesa dell’aggressione è parte dello stesso attacco.

Nel frattempo sale l’apprensione verso il contingente italiano schierato in Libano, sotto egida ONU, stante che il richiamo alla nota risoluzione, che vorrebbe due Stati e due Popoli, seppur corretta sulla carta (e non potrebbe non esserlo altrimenti) rischia di apparire ancora una volta non concretizzabile, proprio a causa degli establishment politici dei due combattenti, ma anche per mere condizioni logistiche e territoriali: la striscia di Gaza non è contermine alla Cisgiordania, stante questa l’esser vista ancora come appendice da Israele.