La leadership israeliana incassa, con uccisione di Nasrallah, appoggi dell’elite sunnita e degli USA, intanto, a stretto giro, colpisce obiettivi houti, nello Yemen.
Nuovo scenario? Yemen
In realtà appare difficile descrivere lo Yemen come un teatro operativo “nuovo”, da un lato perché davanti a quelle coste è presente una missione internazionale, a guida Italiana, a difesa del traffico navale, d’altro canto perché alcuni obiettivi houti erano già stati centrati nei mesi scorso dall’aereonautica israeliana.
Sicuramente cambia la forza e intensità dello sforzo militare, con cui lo Yemen è stato colpito, approfittando dell’onda emotiva seguita dalla scomparsa del leader di Hezbollah, il quale corpo è stato recuperato giusto ieri, tra le macerie del bunker colpito.
Nel contempo, mentre Hezbollah nella giornata di ieri non è stato silente, continuando a colpire il nord di Israele, la propria leadership è incetta sulla successione di Nasrallah.
infatti, nella giornata di ieri si apprenderà che la nomina a Segretario Generale di Hezbollah è attributoa a Hashim Safi Al Din.
Safi Al Din è cugino di Hassan Nasrallah e con altrettanti legami familiari con Qassem Soleimani (comandante iraniano ucciso in raid USA, nel gennaio 2020).
LA nomina, però, come anticipato, viene in realtà disconosciuta dallo stesso gruppo, permettendo di confermare – almeno per ora – disorientamento della milizia stessa, decapitata, nel corso degli ultimi mesi, dei propri vertici.
«Commentando le notizie diffuse da alcuni organi di informazione sulle misure organizzative adottate dalla leadership di Hezbollah dopo il martirio di Sua Eminenza il Segretario Generale, che Dio Onnipotente sia compiaciuto di lui, vorremmo chiarire che le notizie relative a questa questione non hanno alcuna importanza e non possono essere considerate affidabili a meno che non venga rilasciata una dichiarazione ufficiale in merito dalla leadership di Hezbollah» .
E l’Iran? Attende, apparendo sempre più come un gigante dai piedi di argilla, che sicuramente rinfocolerà lo scontro a distanza ma che non ha la forza politica per imporre uno scontro frontale, anche considerando le unità USA già presenti in area e le tiepide reazioni complessive all’uccisione di Nasrallah da parte di paesi arabi.