Duro l’intervento del Ministro della Difesa, Crosetto, durante la conferenza stampa di ieri, dopo il ferimento di alcuni militari di UNIFIL. Allo stesso ha fatto eco il Vice Premier, Tajani, ma anche Francia e Spagna hanno biasimato Israele.
Crosetto, UNIFIL continua secondo il mandato ONU
Le parole del Ministro non lasciano dubbi al caso: la missione va avanti, i partner internazionali ne sono ugualmente convinti, probabilmente gli Israeliani no, o quantomeno non hanno compreso che l’irritazione sollevata (ed è volutamente eufemistica, questa definizione, ndr.), potrebbe portare a conseguenze differenti.
Basta dare uno sguardo al profilo x (ex twitter) di IDF, che riporta il recente vittorioso strike contro vertici militari di hezbollah.
O ancora, il consiglio dato a UNIFIL di rimanere al protetto perché nelle zone contigue alla base operano dei terroristi.
Quali potrebbero essere, quindi, le conseguenze differenti? Beh, iniziamo con il ricordare che il Ministro Crosetto ha implicitamente fatto riferimento al bisogno di una leadership credibile, questo rischia di porre sul tavolo nuove questioni, se così li volessimo definire.
Per esempio, ma chiaramente sono affari politici da ponderare anche alla luce dell’interesse nazionale, facendolo combaciare anche con il rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, vedendo lo stato delle cose. Elemento complicante ulteriore, giusto a corollario, è il giungere a una decisione unitaria, e qui bisogna comprenderne il livello (ONU? NATO? UE?). Chiaramente dovrebbe essere NU ma i troppi vincoli in ambito consiglio di sicurezza non aiutano.
Si pensi al seguire una strategia unitaria contro l’Iran, quindi incentivare un embargo che possa costringere a limitare il supporto armato ai gruppi proxy. Questo potrebbe, di converso, anche inasprire ulteriormente i contatti con la Russia, ovviamente, e bisogna prendere coscienza di ciò.
Non è un caso che i canali di disinformazione russa oggi scrivano a piene mani dell’affaire UNIFIL.
Ancora, basta armi a Israele, d’altronde l’arroganza di “Bibi” ha raggiunto il colmo proprio tirando, convintamente, contro le basi UNIFIL, il 10 ottobre ma anche oggi.
D’altronde, come giustamente ricordato da Lucio Caracciolo, Israele è entrato in Libano per sovvertirne i poteri e UNIFIL si trova lungo il tracciato: si devono spostare.
La comunità internazionale è realmente poco presente, ed è difficile rendere delle spiegazioni concrete a chi manifesta (senza aver manco tanta convinzione o comunque approfittando del momento solo per menar le mani) del perché si solleva un polverone per dei caschi blu feriti quando Israele ha attuato analoghi avvisi sulle popolazioni libanese e palestinese, colpendo e uccidendo molti non terroristi (almeno oggi, ma saranno, probabilmente i terroristi di domani).
Diventa quindi difficile rendere comprensibile perché, quasi in parallelo, sono fatti recapitare dagli USA, in quell’area, sia viveri per la popolazione di Gaza stremata e armamenti per Israele.
Il punto, di non facile soluzione è proprio questo, si dovrebbe intervenire sulla risoluzione attuativa di UNIFIL per cambiarne regole d’ingaggio, si dovrebbe intervenire formalmente sul governo libico per chiedere conto degli atti terroristici di hezbollah, si dovrebbe far pressione su Israele per allentare la presa su Libano…si dovrebbe certo.
Il problema non è chiaramente solo la lista della spesa delle cose da fare, ma guardare con realtà cosa non è accaduto, a un anno dal conflitto: gli ostaggi del pogrom del 7 ottobre non sono stati liberati.
Questo è lo zenit di questa nuova fase del conflitto, che, comunque, latente ha sempre continuato a esserci.
La Comunità internazionale ha probabilmente fallito nella sua opera di mediazione, prescindendo dall’esito del doppio strike di Israele, con cui aveva eliminato il vertice politico di hamas e un braccio armato di hezbollah.
Ha fallito nel non essere stata presente alle richieste palestinesi, dei due popoli in due stati, ha fallito nell’essere stata miope sul lungo periodo, uguale miopia che ora sta attanagliando Israele, che, ripeto, oggi è capace di esprimere una forza straordinaria sul terreno, militare e di intelligence, ma come strategia di lungo periodo dimostra di avere una classe dirigente non curante della sua stessa gente.
In questo contesto, l’intervento del Ministro Crosetto è stato assolutamente di buon livello, ma non basta, ora è il caso di tracciare una nuova strada e si può facilmente condividere la sua perplessità, appunto di Crosetto, oggi, per l’invio di un contingente di carabinieri per l’addestramento della polizia palestinese.
Ambasciata Israeliana a Roma: collaboriamo con UNIFIL
In una nota, l’Ambasciata Israeliana comunica che IDF collabora con UNIFIL e che la sua risposta era diretta contro il gruppo terroristico che si avvale di un sistema di tunnel a ridosso del confine.