Crosetto – Unifil
Come si dice in gergo marmitta “qualcuno l’ha fatta fuori dal vaso”.
Questa volta però la mietitrice israeliana ha toccato, per fortuna senza grosse conseguenze, la struttura di pace che esporta stabilità da decenni e che è costituita da donne e uomini con in testa un casco blu.
Non un errore ma un attacco pianificato, multiplo, a una base che ospita gli italiani della Brigata Sassari.
Se finora i leader occidentali hanno lasciato passare le azioni di Netanyahu senza batter ciglio, ieri, finalmente, è arrivata una risposta alquanto forte e diretta nei confronti di Israele.
Guido Crosetto ha fatto capire che “qualcuno l’ha fatta fuori dal vaso” e che ora sul lato degli accordi e della diplomazia qualcosa può cambiare.
La convocazione urgente dell’ambasciatore prima e le dichiarazioni pubbliche dopo sono state imminenti e altisonanti.
“L’Italia non prende ordini da Israele” e “Quello appena accaduto rappresenta un crimine di guerra”
Dichiarazioni forti che rompono il silenzio anche su scala internazionale e che innescano una serie di situazioni delicate sia sul piano politico che della sicurezza nazionale considerando i rapporti bilaterali economici, militari e strategici (intelligence).
Ma la risposta di Crosetto rappresenta anche l’unica voce in politica estera di un’Europa senza politica estera.
Le basi Unifil ospitano anche militari europei e da Bruxelles, per un fatto così grave, nessun leader si è espresso.
La leadership europea, soprattutto quella che dovrebbe guardare all’interesse comunitario e non dei singoli Stati, è fioca, praticamente inesistente e lo abbiamo già notato in altre occasioni.
Crosetto ha fatto quel che avrebbero dovuto fare da Bruxelles con la stessa velocità e determinazione.
Ancora una volta, però, i singoli paesi membri agiscono soli e non nell’ottica di un progetto comune.
Alle parole del capo della Difesa italiana sono seguite quelle del capo del corpo diplomatico Antonio Tajani che hanno suonato altrettanto forti “chiediamo le scuse”. Dopo le voci dei due ministri si sono alzate anche quelle di tutto l’arco parlamentare che hanno sostenuto la linea adottata dai rappresentanti del governo Meloni. Quest’ultima, meno esposta, ha lasciato spazio alle competenze tecniche di Crosetto e Tajani riservandosi, in caso di peggioramento della situazione, di intervenire con autorevolezza e aprire a una crisi internazionale di maggiore incidenza.
E’ la prima volta, dai fatti del tragico e triste 7 ottobre, che Israele riceve una risposta pugnace da un alleato in Occidente. E’ la prima volta che un ministro della difesa europeo parla da referente internazionale in materia di difesa e sicurezza per ricordare a tutti che l’Italia, l’Europa e le Nazioni Unite hanno un’indipendenza e ora, forse, anche una leadership.
Crosetto riaccende il bisogno di leadership in Occidente
La Missione Unifil
La missione UNIFIL è nata con la Risoluzione 425 adottata in data 19 marzo 1978 da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a seguito dell’invasione del Libano da parte di Israele (marzo 1978).
Successive Risoluzioni hanno prorogato, con cadenza semestrale, la durata della missione.
A seguito di un attacco alle Israeli Defence Force (IDF), avvenuto il 12 luglio 2006, a Sud della Blue Line nelle vicinanze del villaggio israeliano di Zar’it, da parte di elementi Hezbollah, vennero uccisi otto soldati israeliani mentre altri sei vennero feriti e due catturati da dette milizie.
Al rifiuto della richiesta di rilascio, Israele iniziò una campagna militare in Libano mirata ad annientare le milizie di Hezbollah ed altri elementi armati; in conseguenza di ciò, milizie Hezbollah condussero degli attacchi contro infrastrutture civili israeliane nel Nord di Israele.
L’escalation delle ostilità portò le IDF a condurre una vasta campagna militare nel Nord della Blue Line contro le milizie armate di Hezbollah.
Le ostilità continuarono per 34 giorni durante i quali venne svolta una intensa attività diplomatica internazionale tesa al conseguimento di una tregua/cessate il fuoco per la successiva creazione di stabili condizioni di pace, che è culminata con la Risoluzione n. 1701 dell’11 agosto 2006 con la quale si sanciva la cessazione delle ostilità a partire dal 14 agosto 2006.
Dall’inizio del cessate il fuoco, le IDF continuarono ad occupare larghi tratti dell’Area di Operazioni (AO) di UNIFIL mentre gli Hezbollah e gli elementi armati rimasero nel Sud del Libano.
Durante i giorni di conflitto, inoltre, i contingenti di UNIFIL di India e Ghana continuarono ad occupare le proprie postazioni nella AO mentre, dal 24 luglio 2006, i 4 posti di osservazione vennero abbandonati dagli osservatori ONU.
Dall’inizio della seconda fase della missione UNIFIL (agosto 2006), per quattro volte è stato scelto quale UNIFIL Head of Mission e Force Commander (HoM/FC) un Generale Italiano.
La prima volta, il Gen. di Corpo d’Armata Claudio Graziano ha ricoperto la carica per quasi tre anni, dal 2 febbraio 2007 al 28 gennaio 2010.
Dal 28 gennaio del 2012, il Gen. di Corpo d’Armata Paolo Serra è stato a capo della missione UNIFIL fino al 24 luglio 2014 quando il Gen. D. Luciano Portolano è subentrato nella carica fino al 20 luglio 2016.
Dal 7 agosto 2018 al 28 febbraio 2022 il nostro Paese ha ricoperto nuovamente l’incarico di Head of Mission e Force Commander con il Generale di Divisione Stefano Del Col.