12 novembre, una data consegnata alla memoria collettiva, la strage degli Italiani a Nassirya.
Nassirya nella memoria
Cade oggi il 21esimo anniversario del più grave attacco subito da Forze Italiane in teatro estero: 19 militari uccisi, 9 gli iracheni colpiti.
Una data non è solo occasione di rimembranza, ma anche un motivo per tirare le somme di quanto è stato compiuto e di quanto – verosimilmente – si potrà compiere.
Dalla fine della seconda guerra mondiale, si diceva, a Nassirya si è consumata la strage di Italiani più importante nella storia delle operazioni militari al di fuori del territorio nazionale.
Per “un gioco” del destino, tale accadimento segue, a livello temporale, l’anniversario della strage di Kindu, dell’11 novembre 1961, in Congo, dove persero la vita 13 militari dell’Aeronautica Militare, crivellati dai colpi di mitra di insorti congolesi, durante una operazione di pace sotto egida ONU.
Operazioni di pace e morti, una apparente antitesi, ma come un ciclo è qualcosa che si ripete, certamente in tempi differenti e contesti diversi.
Se in Congo si respirava l’aria post coloniale, in Iraq erano i momenti del contrasto ad Al Quaeda, erano trascorsi due anni dall’attacco alle torri gemelle e con esse al mondo, allo stile di vita, occidentale.
Si ricorderà che era seguita l’invasione dell’Afghanistan, prima, e poi dell’Iraq.
Ecco, il contingente italiano era impegnato nella stabilizzazione della terra dei due fiumi, terra che vedrà anche in altre occasioni scorrere il sangue italiano, purtroppo (complessivamente, 2003-2006, persero la vita 33 militari).
Con il senno del poi (ma di molti anni dopo), menti semplici potrebbero anche riportare un sostanziale fallimento delle politiche seguite dalla comunità internazionale. Bastevole è il ritorno dei talebani in Afghanistan.
Ma si scriveva poco prima che la storia è un ciclo e le variabili, tutte, debbono essere contestualizzate per essere comprese.
E di variabili ve ne sono molte: contrasto maggioranza sciita e minoranza sunnita irachena, sentimento di rivalsa da parte degli integralisti islamici verso truppe occupanti, insorgenza, anni dopo, dell’islamic state e del contrasto intrasunnita tra fazioni, cambi di passo nelle politiche estere degli Stati Uniti ma anche di suoi alleati. Arrivo del terrorismo salafita sulle città Europee, passando da attentati a mezzo esplosivi (Madrid e Londra, ma anche Milano – caserma “Santa Barbara) all’attacco con coltello e armi da fuoco, stile ISIS (Parigi, a più riprese è un tragico esempio).
Le vittime di Nassirya
La strage ha avuto strascichi di carattere sia penali che civilistici, legati alle condizioni di approntamento che sarebbero dovute esservi per prevenire lo stesso attentato.
Le vittime, tutte appartenenti alla brigata MSU di stanza alla base “Maestrale”, l’ex camera di commercio al tempo del regime di Hussein, sono:
Arma dei Carabinieri:
- Massimiliano Bruno,
- Giovanni Cavallaro,
- Giuseppe Coletta,
- Andrea Filippa,
- Enzo Fregosi,
- Daniele Ghione,
- Horacio Majorana,
- Ivan Ghitti,
- Domenico Intravaia
- Filippo Merlino,
- Alfio Ragazzi, Maresciallo
- Alfonso Trincone.
Esercito Italiano:
- Massimo Ficuciello,
- Silvio Olla,
- Alessandro Carrisi,
- Emanuele Ferraro,
- Pietro Petrucci.
Personale non militare:
- Marco Beci, cooperatore internazionale
- Stefano Rolla, regista
Vi furono altrettanti feriti: 20 italiani, tra cui 15 militari appartenenti all’Arma dei Carabinieri e 4 all’E.I.