In Siria la guerra civile riprende più accanita che mai. Il teatro degli scontri sembra essersi rinfocolato, grazie alla crisi di Gaza e diplomatica con la Turchia. L’occidente guarda.
Siria, una guerra civile che dura da anni
Il tempo sembrava essersi fermato, eppure in questi giorni c’è molto “fermento” in Siria, al punto da poter ipotizzare un mutamento negli equilibri tra Russia, Turchia, Iran e USA.
La crisi in Siria nasce, sotto taluni aspetti, sull’onda lunga delle primavere arabe, quell’onda che aveva visto, oramai non meno di 15 anni fà, il carretto di Mohamed Bouazizi, sequestrato dai gendarmi tunisini.
Quel commerciante, Bouazizi, il giorno dopo si diede fuoco davanti al palazzo del governo, per protestare contro le ingiustizie che i ceti meno abbienti vivevano nella Tunisia di un doppio lustro fà; quel gesto infiammò concretamente tutte le piazze del MENA (medio oriente e nord Africa).
Gli effetti? In Marocco, Mohamed VI, per esempio, concesse maggiori liberalità, arrivando a una nuova costituzione; in Tunisia decadde il governo ultradecennale di Alì, in Egitto si arrivò a far vacillare la stabilità politica dei fratelli musulmani, anche la Giordania venne sfiorata dalle proteste e, appunto, la Siria.
Non è facile, affatto, tratteggiare una visione di insieme questa macro area perché davvero è un coacervo di logiche contermini.
Si spazia dalle culture, alle tradizioni, alle religioni, qui non solo intese nella classica dicotomia cristiano/musulmano, ma da verticalizzare alla luce delle tante minoranze esistenti, l’amministrazione autonoma di Rojava ne è un esempio, ma anche i dissidi interni tra sunniti e sciiti, lo sono, per non parlare dei contrasti intrasunniti al tempo delle conflittualità (ancora non sopite) tra ISIS (che qui “è di casa”) e Al Quaida.
La Siria oggi…
…è un nuovo Afghanistan: con potentati regionali e mondiali che si contendono zone di influenza.
La Russia supporta Damasco, avendo anche due basi, a Tartus e a Latakia. La Turchia è presente sul territorio siriano, in chiave anticurda, quindi ai margini nei pressi della frontiera nazionale.
HTS, di fatto è una formazione terroristica, frutto della coesione di sigle afferenti alla galassia jiaddista, è questa, da Mercoledì scorso, che sta infliggendo duri colpi alla coalizione di Assad, forte anche degli sconvolgimenti geopolitici che ha apportato il quadrante ucraino e di Gaza.
Hezbollah appoggia Assad, al pari dell’Iran (infatti la visita del ministro degli Esteri di Theran a Damasco è giusto di ieri), ma ha subito duri colpi da Israele, sia nell’operazione diretta sul Libano che dalle fugaci incursioni che l’aviazione di Tel Aviv ha condotto in Siria, nei mesi scorsi.
La Russia è anch’essa indebolita dal prolungarsi del conflitto in Ucraina, al punto che dopo aver effettuato pesanti coscrizioni interne e aver reclutato mercenari in africa ha teso la mano alla Corea del Nord, giustappunto per combattere in quell’area.
Elemento di sorpresa, già richiamata in precedenza, è la facile resa che incontrano le milizie jihadiste, comunque supportate dalla Turchia, nei combattimenti. Aleppo è stata conquistata in poco tempo, ed è la seconda città più popolata della Siria.
L’avanzata di HTS ha interessato aree contermini alle basi russe: prescindendo dalla presa di Aleppo, i miliziani ostili ad Assad sono entrati ad Hama, nella sua periferia, e il canale russo “Rybar”, riferisce che il Tenente Generale Sergey Kisel, comandante del contingente russo in Siria, sia stato rimosso dall’incarico.
Alcuni osservatori hanno riportato un possibile colpo di stato, chiaramente tentato, a Damasco, dove si sono registrati scontri a fuoco tra la Guardia Repubblicana e soldati della Quarta Divisione, mentre l’Iraq promette supporto al regime di Damasco.
La situazione è in continua evoluzione, anche la posizione di Bashar Assad non è chiara (parrebbe essere stato evacuato da Damasco), le forze governative si sono disciolte nelle regioni di Idib e Aleppo, Hama non è caduta anche se le i governativi si sono ritirati verso Homs.
Nei prossimi giorni la situazione sarà sicuramente più “chiara”, con il rischierarsi delle forze in campo, che si ricordano essere:
- il gruppo HTS, Hayat Thair al Sham (ex Al Nusra), sostanzialmente un gruppo terroristico;
- esercito nazionale siriano (compagine sostenuta dalla Turchia);
- forze armate regolari di Damasco;
- formazioni combattente PKK (curde), sodali di Assad;
- forze armate russe, a supporto regime governativo;
- miliziani iracheni a supporto di Assad e ideali psoxy di Theran.