Siria, nascita di un nuovo stato islamico

Immagini di uno stato islamico e di storie già viste, intanto la taglia su Al-Joulani rimane in piedi.

Tante domande, poche certezze, troppo entusiasmo

Mentre la fuga di Assad da Damasco viene ufficializzata, con tanto di nota stampa, dalla Russia, considerando l’asilo politico concesso alla famiglia presidenziale siriana, per motivi umanitari, le cancellerie occidentali dimostrano eccessivo entusiasmo verso il nuovo corso di Damasco.

La storia forse insegna poco, le immagini hanno sicuramente impatto differente, certamente debbono essere contestualizzate, sia alla luce dall’effetto simbolico, specie per un combattente islamico, che per analogie storiche, le quali dovrebbero, invece, se non preoccupare, almeno incuriosire.

siria nascita di un nuovo stato islamico Difesa Magazine

Nella sequenza fotografica, un confronto visuale tra il discorso di Al-Joulani, nella Moschea degli Omayyadi, di Damasco, e quello di Abū Bakr al-Baghdādī,nel 2014, nella Moschea di Mosul. In entrambi i casi vi è la nascita di un nuovo soggetto politico: lo stato siriano post Assad, oggi, e, nel 2014, quello islamico, il califfato dell’ISIS.

siria nascita di un nuovo stato islamico 1 Difesa Magazine

A stretto giro si è assistito a un cambio nell’immagine del leader dell’insorgenza siriana, dalla sua iniziale appartenenza ad Al Nusra, quindi un gruppo federato ad Al Quaeda, e poi intervistato dalla CNN, quale novello leader politico.

Alcuni commentatori hanno definito Al-Joulani un “terrorista moderato”, una contraddizione in termini, ovvio, ma anche sciocca, quale definizione, alla luce di quanto già accaduto in Afghanistan.

Se la politica internazionale segue il concetto de “il nemico del mio nemico è mio amico” la Siria si ritroverà a essere il nuovo Afganistan e Al-Joulani sarà il nuovo Bin Laden, le analogie? Un paio, con l’aggravante che la Siria ha la complessità sociale di un caleidoscopio.

La caduta della Siria di Assad è il risultato del mancato appoggio del Libano, dell’Iran e della Russia; appoggio mancato non per propria volontà, bensì per i concomitanti conflitti in Libano, Gaza e Ucraina, che hanno indebolito quella che poteva essere definita una mezzaluna sciita e che oggi, data l’influenza esercitata, potrebbe invece definirsi turca.

Al-Joulani ha di fatto combattuto contro un asse inviso all’Occidente, esattamente come Bin Laden aveva fatto nell’Afghanistan degli anni ’90, eppure la storia ha avuto una brutta virata.

Quella terra, l’Afghanistan, divenne un sultanato islamico e che, con alterne vicissitudini, passando per l’11 settembre 2001, per “qualche attentato” in Europa (Madrid, Londra), e una missione ventennale in quelle terre, sotto egida NATO (ISIAF, Resolute Support, con le morti – anche italiane – conseguenti) si è ritornati a un sostanziale status quo, con gli accordi di Doha e i talebani al comando.

La Siria rischia di appalesarsi nel medesimo modo, ma con qualche variabile in più:

  1. Sarà garantita l’integrità della comunità cristiana?
  2. Tutela della comunità dei drusi e delle altre minoranze presenti?
  3. La permanenza delle basi russe sul territorio nazionale?
  4. La posizione di Israele? Ha già bombardato alcuni siti militari per il timore che le armi chimiche del regime potessero essere usate impropriamente, ha potenziato la sua presenza nel golan;
  5. La posizione della Turchia, “nuovo” sponsor regionale?
  6. Rapporti tesi con i paesi confinenti, Libano, Giordania e Iraq, specie per la migrazione di sfollati in fuga, che potrebbero arrivare anche in Europa e Italia, attraverso le rotte del mediterraneo e balcanica.

I “primi passi” della diplomazia

Macron entusiasta, la sua dichiarazione avviene a stretto giro rispetto all’inaugurazione di Notre Dame, e dal trilaterale informale con USA (Trump) e Ucraina.

Biden entusiasta anch’egli, “la parola ritorna al popolo siriano“.

Accanto a queste pompose dichiarazioni, sostanzialmente vuote, gli USA le riempiono in modo differente, su due livelli: operativo e diplomatico.

Sul piano diplomatico si registra il disinteresse di Trump, che, di fatto rappresenta il futuro della politica a stelle e strisce e ciò rappresenterà una discontinuità rispetto al modello democratico (appunto, gia visto in Afghanistan), magari anche in ambito NATO.

Intanto l’amministrazione Biden avalla il passaggio di poteri, a Damasco, caldeggiandolo in sede Consiglio di Sicurezza ONU.

Sul piano operativo, intanto, gli USA hanno bombardato vari obiettivi siriani, riconducibili a elementi e installazioni di ISIS.

Ma gli USA, ritireranno la taglia sulla testa di Al-Joulani?

Bombe anche da parte Israeliana, si diceva, per autodifesa e per mancanza di legittimità degli accordi del 1974 sul Golan.

No, non sarà una “rinascita del popolo siriano” facile, fermo restando che si attende la linea politica che seguirà Al-Joulani: stato islamico illuminato oppure ortodosso?

Tutti festanti a Damasco, e in generale in Siria, ma non si vedono donne in strade, durante le manifestazioni degli anni scorsi, invece, la loro presenza era numerosa, forse l’Afghanistan non è poi così lontano…

SM