Estratto da www.open.online
I presunti killer dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, rischiano la pena di morte. La pubblica accusa del tribunale di Kinshasa ha chiesto la massima condanna (che di prassi viene comunque trasformata in ergastolo) per i sei uomini che avrebbero fatto parte del commando che, nel febbraio 2021, assaltò un convoglio diplomatico su cui viaggiava anche Attanasio, nell’est della Repubblica Democratica del Congo.
Come chiarisce Ansa, nella Repubblica Democratica del Congo la pena di morte è comminata spesso, nei casi di sicurezza nazionale, ma da 20 anni non viene applicata ed è trasformata automaticamente in ergastolo.
Attanasio, 43 anni, fu ucciso da colpi di arma da fuoco in un’imboscata tesa da criminali a un convoglio del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) con cui si muoveva ai margini del Parco nazionale dei Virunga, nel Nord Kivu, una delle aree storicamente più rischiose dell’Africa centrale.
L’accusa riguarda anche la morte del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo. […]
L’inchiesta del tribunale di Kinshasa si occupa solo di una parte della vicenda. Parallelamente, infatti, è stata chiusa a Roma l’indagine avviata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco sulla morte dell’ambasciatore e le sue cause: due funzonari del Programma alimentare mondiale Onu (Pam) sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo. Secondo la ricostruzione di piazzale Clodio i due non avrebbero fornito al convoglio di Attanasio le protezioni necessarie per il viaggio in una zona pericolosa come il Nord Kivu. Il 25 maggio ci sarà la prima udienza e avrà un peso la scelta del governo italiano che non ha ancora fatto sapere se si costituirà parte civile oppure no.