Regna la tensione nella città messicana di Culiacan dopo l’arresto di Ovidio Guzmán, figlio di Joaquín ‘El Chapo‘ Guzmán, il leader del famigerato Cartello di Sinaloa catturato nel 2016 e attualmente agli arresti negli Stati Uniti. Per timore di possibili rappresaglie da parte dei narcos, le autorità di Culiacan hanno invitato la popolazione a non uscire di casa e hanno decretato la sospensione delle attività della pubblica amministrazione. La richiesta è arrivata dopo le prime azioni di rappresaglia messe in atto da parte di membri dei cartelli narco. “Si stanno verificando incidenti e blocchi stradali in diversi punti della città, chiediamo alla cittadinanza di non uscire”, ha scritto su Twitter il ministro della Sicurezza di Sinaloa, Cristobal Castañeda. Ordinata anche la chiusura dell’aeroporto internazionale di Culiacan dove, a protezione della struttura e dopo che un aereo civile è stato attaccato a colpi d’arma da fuoco, sono atterrati anche due aerei dell’esercito. L’operazione che ha portato all’arresto di Ovidio Guzman, alias ‘El Raton’, è stata effettuatata nelle prime ore del mattino di giovedì da parte delle forze di élite della Guardia nazionale messicana (Gn) che hanno circondato il quartiere Jesus Maria della capitale dello stato di Sinaloa, dove era stato individuato il figlio di ‘El Chapo’. I dettagli e il bilancio finale dell’operazione non sono stati ancora comunicati ufficialmente ma, secondo quanto testimoniano immagini diffuse sui social e rilanciate dai media, l’arresto di Guzman è avvenuto al termine di un violento scontro a fuoco durante il quale sono intervenuti anche elicotteri armati della polizia sparando numerose raffiche dal cielo. Con il padre che sconta una condanna all’ergastolo in una prigione di massima sicurezza negli Usa, Ovidio Guzman controllava da tempo il cartello di Sinaloa insieme ai fratelli Alfredo Guzman Salazar, Ivan Guzman Salazar, soprannominati ‘Los Chapitos’, e Ismael ‘El Mayo” Zambada Garcia. ‘El Raton’ era stato arrestato già a ottobre del 2019, ma in quell’occasione le autorità del governo nazionale decisero di rilasciarlo dopo violentissime rappresaglie degli uomini del cartello che misero a ferro e fuoco la città. L’episodio, conosciuto come ‘Culiacanazo’, si concluse con la morte di sette agenti e di un civile, e con la fuga di 47 detenuti dal carcere della città al termine di una rivolta comandata dai narcos. Il rilascio di Ovidio Guzman valse enormi critiche al governo del presidente Andres Manuel Lopez Obrador e costituisce una pagina nera della lotta contro i cartelli della droga.