La moderna specialità meccanizzata – anfibia dell’Arma di fanteria, istituita nel 1951, cui sono state affidate le tradizioni marinare della fanteria di marina della Serenissima Repubblica di Venezia (Fanti da mar) compie 40 anni.
“Come lo scoglio infrango, come l’onda travolgo”. Il motto dei Lagunari ha riecheggiato in piazza San Marco per i 40 anni dalla costituzione della Specialità. Questa mattina la cerimonia: in piazza le donne e gli uomini del corpo speciale, l’Associazione lagunari, la Fanfara dell’Esercito; sul palco autorità militari e civili.
Per la città di Venezia la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano che ha subito sottolineato il forte legame che unisce la città ai Lagunari: “Un rapporto da sempre molto profondo: loro sono gli eredi dei Fanti da Mar della repubblica Serenissima e oggi restano un orgoglio per l’isola e la terraferma. Venezia è loro grata anche per l’impegno odierno, generoso e coraggioso, nelle attività di presidio del territorio con il progetto Strade sicure: una garanzia di sicurezza per i cittadini e per chi visita la nostra città”.
Sul selciato della piazza hanno sfilato la Bandiera di guerra del Reggimento, il Gonfalone della città di Venezia, i Labari delle Associazioni combattentistiche d’arma: ad accoglierli il Comandante del Reggimento Lagunari Serenissima Ivan Falasca che ha sottolineato, anch’esso, la storia antica del reparto: i baschi verdi si riallacciano infatti alle tradizioni marinare della fanteria di marina della Serenissima, istituita dal doge Enrico Dandolo nel 1202 e trasformata nel corso del 1500 in Fanti da Mar.
Una tradizione che viene evidenziata ancora oggi dai simboli presenti sulle uniformi e che rappresentano il leone alato di Venezia, oltre che dal grido di battaglia: “San Marco. Oggi è un giorno di festa in cui tutta la città vi onora e vi rinnova la sua stima e riconoscenza” ha continuato dal palco la presidente del Consiglio. “Non c’è soltanto l’idea della guerra dietro la figura di un soldato; le forze armate, come nel vostro caso, sono soprattutto uno strumento e un presidio di pace e libertà oltre che di difesa e soccorso. Le vostre si chiamano appunto missioni umanitarie di pace”.
Tuttavia i venti che soffiano oggi sono tutt’altro che quieti, come ha spiegato il capo di Stato Maggiore dell’Esercito Carmine Masiello: “Guerra è una parola che non vorremmo mai usare ma noi soldati dobbiamo essere sempre pronti in maniera seria e coscienziosa. Ancor più oggi perché serve un cambio di passo: la tecnologia sta attuando una rivoluzione militare, sta dettando un cambio di paradigma nel gestire i conflitti, ma al contempo tornano parole come trincea, unità corazzate, campi minati e rotoli di filo spinato, che avevamo lasciato sui libri sulla Grande guerra”.
Un pensiero è andato a coloro che hanno perso la vita in missione: sono stati ricordati il capitano Ficucello, il capitano Bucci, il primo Caporal maggiore Vanzan. “Un pensiero doveroso va a tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita in missione, alle loro famiglie e a tutti coloro che vedo qui presenti oggi e che a distanza di anni continuano a sentirsi orgogliosamente “Lagunari”. Venezia non dimentica. Venezia ha dato molto e continuerà a dare tanto a questa specialità militare che è parte integrante della storia della città” ha concluso la presidente Damiano.