In una intervista a Libero Quotidiano il generale Roberto Vannacci tira dritto e non fa nessun passo indietro. È orgoglioso del suo lavoro editoriale e non si aspettava tanto scalpore e successo nelle vendite. Nel mirino di Vannacci finisce anche l’ex ministro Pinotti che lo ha accusato di sessismo. All’esponente del PD Vannacci dice:
“vada a chiedere alle donne con le quali ho lavorato cosa pensano di me, con me ha lavorato, in ambiente ostile, in operazioni non convenzionali, una donna medico e non mi importava se aveva le tette, per me era un soldato”
Generale avrebbe problemi ad accettare donne e gay come superiori?
“Prenderei ordini da donne e gay. Però gli omosessuali sono dei privilegiati”.
“Nessun problema. Tra l’altro la stessa Pinotti è stata mia superiore, essendo stata ministro della Difesa. Lei mi ha accusato di machismo: mi chiedo se sono più macho io o se non è stata più macho lei quando da ministro, appena assunta la carica, è venuta presso la brigata paracadutisti a farsi un lancio in caduta libera. Per dimostrare cosa? Non è secondo lei questo comportamento più da macho di quanto io non abbia fatto nei 37 anni di carriera?”
Poi in merito al libro “Il mondo al contrario” l’ex generale afferma:
“Io ne vado particolarmente fiero di questo libro perché me lo sono scritto, corretto, paragrafato. Quello che dico nel libro è che chi solleva certi temi la paga. Lo si annichilisce, lo si censura, lo si fa sparire, lo si demonizza, addirittura gli si dà del malato, dell’omofobo. L’omofobia per me è una malattia psichiatrica. Gli si toglie la dignità di interlocutore e lo si indica come una persona che non può decidere con raziocinio e logica e che deve per forza essere sottoposta a una rieducazione per poter continuare a vivere nella società del pensiero unico. Pensavo di avere esagerato. Invece è successo esattamente quello che avevo raccontato. Tutta questa vicenda è stato un grandissimo sconbussolamento, soprattutto per mia madre novantenne che non sta neanche molto bene”
In soccorso a Vannacci arriva il leader di FdI Donzelli
“In un mondo libero si scrive ciò che si pensa”, dichiara il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli in merito alle frasi contenute nel libro del generale Roberto Vannacci.
“Se stabilissimo che compito della politica è decidere la bontà delle idee sarebbe la fine della democrazia”, dice al Corriere della Sera. “Vannacci come militare fino a questa vicenda ha reso un grande servizio alla Nazione”.
“Il ministro della Difesa Crosetto ha fatto benissimo ad avviare l’azione disciplinare, rappresentando un ministero delicato, ha attivato un meccanismo previsto dalle procedure dell’Esercito. In modo che si potesse verificare se ciò che ha fatto corrisponde alle regole militari oppure no. Se qualcuno si ritiene offeso ci sono gli organismi preposti. Chi ha dato al Pd il diritto di autoproclamarsi censore?”
Chiede ancora Donzelli.
“Non vorrei arrivare al principio che si scrivono idee solo se piacciono al Pd. Leggo che il Pd e le sinistre dicono di no. Ma cosa vogliono? La lapidazione in piazza? Il rogo dei libri che non condividono? Il gulag delle idee che non corrispondono alle tante correnti con cui litigano?. Non voler eliminare il favor familiae non è omofobia, è la Costituzione”