Tra ghetti nel foggiano e schiavi delle arance, le mafie si arricchiscono. Intanto in Africa le organizzazioni criminali gestiscono milioni di dollari e l’Italia è sempre più spaccata sul business del secolo. Ogni parola di Piantedosi è strumentalizzata perché il Ministro fa il suo lavoro e questo rappresenta un problema.
Più volte in questo Paese i prefetti sono stati lasciati soli, anche a morire. Sono coloro che hanno sempre dato fastidio perché incarnano il senso del dovere e applicano solo le regole che disciplinano l’ordinamento dello Stato. Questo a molti non piace. Non piace ai politici italiani e figuriamoci se piace ai criminali che vendono speranze e morte.
Piantedosi ha una colpa: è un Prefetto che conosce la normativa ed è cresciuto a pane e istituzioni.
Ai politicanti, abituati a girare le parole nel senso del vento, questo non va giù e soprattutto non va giù quando si toccano interessi importanti, come quello del business dei migranti. Ong e cooperative che per anni hanno gestito fondi sulla sciagura umana di questo secolo e che ora, chiusi i rubinetti, vedono una economia facile crollare.
Qualcuno pensa che l’Europa possa ospitare l’intera Africa e si usano frasi spot, di circostanza, per piacere a lobby e radical chic mentre dall’altra parte del Mediterraneo, con gli Ak47, si spingono donne e bambini verso il mare e una morte quasi certa.
Da decenni viviamo il dramma e da decenni l’Europa di Bruxelles se ne lava le mani e scarica la colpa sull’Italia e su chiunque provi a difendere la vita e, perché no, la stabilità di questo Paese. Prima Salvini, ora Piantedosi. “O sei parte dell’affare o sei fuori, qui poco contano gli ideali verso questo Paese”
E così Piantedosi diventa un bersaglio per tutti. Un uomo solo contro i milioni di dollari che organizzano i flussi migratori; un uomo solo contro le strategie di destabilizzazione dell’Italia; un uomo solo in un Paese che si lamenta per la micro criminalità ma non si domanda perché cresce il fenomeno.
Questo governo è stato votato anche per dire a Bruxelles che l’Italia è la frontiera dell’Europa e non può essere lasciata sola. Se il governo perde questa sfida allora dovremo seriamente riflettere sulla stabilità dell’Italia e le prospettive di crescita in termini demografici e socio culturali.