Non le parole dette dal Presidente Mattarella al Meeting di Rimini, non l’intervento di Bruno Vespa sulle pagine della Nazione-Carlino-Giorno, ma il fatto che sia nato un movimento “mondo al contrario” con tanto di sito www.ilmondoalcontrario.net, che si riunirà a Pomezia con in collegamento il leader Vannacci. Un progetto già visto e rivisto da altri “uomini stellati”. Vedasi, ad esempio, i gilet di Pappalardo e altri disegni politici pregni di entusiasmo iniziale e finiti poi tra le infinite costellazioni dell’universo, per usare uno stile romantico.
Il generale Vannacci una cosa doveva fare e non l’ha fatta, candidarsi con Matteo Salvini dopo il tentativo, non riuscito, con FdI; cogliere dalla telefonata col vice premier una grande opportunità e un punto su cui costruire la sua posizione di uomo di partito.
Non serve, nell’anatomia politica, alzare progetti e contare i sostenitori, serve tesserarsi, militare, identificarsi in un partito e poi, eventualmente, dar vita a una corrente. Lo insegnano alle scuole di politica, nei primissimi giorni.
“Si ricordi generale che in politica non servono le tattiche come sul campo di battaglia, ma servono i voti. Solo dopo aver fatto i voti si può passare alla strategia e alla visione ideologica”
Ma al generale Vannacci un’altra cosa sfugge in questa ascesa politica che non vedrà mai un domani – purtroppo per gli amanti del liberalismo – e si tratta del fatto che lui è un uomo in divisa a disposizione del Comando per le Forze speciali; è un militare con uno status diverso dagli altri potenziali candidati e per quanto nel nostro democratico Paese ci sia possibilità, per chiunque, di far politica, ogni parola espressa dall’ufficiale avrà riverbero sulle istituzioni che rappresenta. Un vincolo da cui il saggista Vannacci dovrà liberarsi per realizzare il suo sogno di rimettere ordine in questo mondo al contrario.
Noi tutti facciamo il tifo per il generale Vannacci ma l’inizio politico, dopo il boom mediatico legato al libro, non lascia ben sperare.