Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
Un flusso inarrestabile, barchini di legno, gusci di metallo, gommoni, vecchi pescherecci. A decine nel Mediterraneo sorvolato da cinque aerei di ricognizione che non riescono a monitorarli tutti, il centralino di Alarm phone che squilla senza sosta, la sala operativa di Roma che stavolta spinge le nostre motovedette anche in zona Sar maltese, la Guardia costiera italiana che fa un soccorso dietro l’altro (e alla fine porta a terra circa 3mila persone). Per evitare nuovi naufragi, che pure avvengono: due barchini capovolti a poche miglia dalla Sar italiana, 8 corpi recuperati, molti dispersi, 41 morti in partenza dal Marocco, 90 le vittime in pochi giorni. E sbarchi oltre quota 25.000, quattro volte l’anno scorso. Per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è colpa del «fattore attrattivo di un’opinione pubblica che annovera una consistente fetta di accettazione di questo fenomeno, mentre in Paesi più piccoli, anche in Grecia, ad esempio, io ho registrato un’assoluta intransigenza in maniera anche abbastanza trasversale tra schieramenti politici di destra e di sinistra». […] Ma più che i numeri di quelli arrivati a Lampedusa, a far paura sono quelli di chi è stato intercettato e riportato indietro: 2800 i primi, oltre 3000 i secondi. Segno che i trafficanti tunisini sono in grado di far partire verso l’Italia anche 6.000 persone al giorno. E il peggio deve ancora arrivare visto che, stando alle nazionalità degli sbarcati e alle notizie che arrivano dalla Guardia costiera tunisina, nove migranti su dieci di coloro che in questi giorni tentano la traversata sulla rotta breve, da Sfax e Chersa verso Lampedusa, sono subsahariani.
Le famiglie tunisine allo stremo per la crisi economica e per la riduzione degli spazi di libertà del regime Saied, non stanno ancora partendo. Lo faranno, c’è da presumere, nelle prossime settimane, in un crescendo di viaggi che potrebbe portare fuori controllo la rotta tunisina.
[…] La «soddisfazione per il cambio di passo dell’Europa» espressa da Giorgia Meloni a Bruxelles si è infranta in questo weekend di bel tempo sul muro di flussi che appaiono inarrestabili: quasi 5.000 i migranti soccorsi, più della metà approdati a Lampedusa assediata da decine di barchini, un migliaio (partiti dalla Libia) recuperati in mezzo al Mediterraneo dalla nave Diciotti della Guardia costiera, più di 500 quelli portati in Calabria dalla nave Aringhieri della Guardia costiera andata in soccorso di due pescherecci, 150 approdati a Pantelleria più qualche sbarco autonomo dall’isola dei Conigli alle spiagge dell’Agrigentino. […] Ong costrette però anche ad arretrare dall’aggressione della Guardia costiera libica che, come documentato da un video diffuso da Sos Mediterranee, ha aperto il fuoco in acque internazionali sparando in aria per dissuadere la Ocean Viking dall’avvicinarsi a un gommone con 80 persone a bordo poi intercettato e riportato indietro.