Estratto dell’articolo di Valeria Di Corrado per “il Messaggero – Cronaca di Roma”
In una torrida giornata di agosto dell’anno scorso, un agente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Rebibbia avrebbe fatto una proposta indecente a uno dei detenuti di cui aveva la custodia. Sesso in cambio di cioccolatini, sigarette e soldi per le ricariche di un telefono che ovviamente il recluso non poteva tenere in cella.
Per questo ora C.R., assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria, è accusato dalla Procura di Roma del reato di induzione indebita a dare o promettere utilità. L’uomo ha scelto ieri di essere giudicato con il rito abbreviato: il processo davanti al giudice dell’udienza preliminare Valerio Savio comincerà a luglio.
I fatti contestati si sono verificati il 7 agosto 2022. L’imputato, temporaneamente in servizio presso il reparto G12 della casa circondariale Rebibbia Nuovo complesso, avrebbe «indotto un detenuto transgender ad avere con lui dei rapporti sessuali», «abusando – si legge nel capo di imputazione – della sua qualità e delle sue funzioni». […]
Nel novembre del 2021, un altro agente della polizia penitenziaria in servizio a Rebibbia era finito indagato e poi agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. Grazie alla sua complicità, droga e sim telefoniche entravano nel carcere nascoste nelle pizze o nelle torte che venivano recapitate nei giorni festivi ai reclusi del reparto G8. «Portateci i completini», ovvero la cocaina, dicevano ai familiari in visita nel penitenziario. «Dobbiamo sbrigarci che tra pochi giorni lui va in ferie», spiegava un detenuto alla sua compagna, non sapendo di essere intercettato dai carabinieri. […]