Arrestato il fondatore di Telegram

“Fulmine a ciel sereno”: arrestato Pavel Durov, il guru di Telegram e di VK, il facebook russo. Un intrigo internazionale tra sicurezza dei dati & sicurezza nazionale, ma anche tra criminalità organizzata & criptovalute.

…Quando la sicurezza può essere un problema, colpo basso a Telegram

arrestato fondatore telegram 2 Difesa Magazine

La notizia lascia attoniti, ma anche no!

Secondo TF1, Pavel Durov è stato arrestato in Francia.

In realtà sono poche le notizie circolanti: l’arresto è avvenuto nell’hinterland Parigino, all’aeroporto di Bourget, dopo che Durov vi è giunto, atterrato da un volo proveniente dall’Azerbaigian.

Alla base della misura pre-cautelare parrebbe esserci la mancata collaborazione con le autorità, essendo notorio che la piattaforma di cui è fondatore fornisce una serie di strumenti fortemente elusivi della legalità, al punto di essere considerato egli stesso, un possibile complice con la sua mancata moderazione nel network.

Telegram è il servizio di messagistica istantanea qui protagonista. Il servizio offerto (al pari di WhatsApp) è fruibile sia attraverso app che servizio web (multipiattaforma). I servizi: scambiare messaggi di testo tra utenti e gruppi, realizzare chiamate vocali (cifrate), scambiare messaggi vocali e videomessaggi, condividere video e varie tipologie di file, utilizzare reaction e inviare sticker. Se WhatsApp è legato al numero di telefono dell’utente e quindi alla sua rubrica, Telegram ha una connotazione ibrida ma più prossima al mondo social, anche perché l’ideatore è il creatore di VKontacte, un social network analogo a Facebook.

Al pari di altre realtà social, Telegram ha visto, nel corso degli anni, un sostanziale incremento dei propri servizi verso attività illecite, spaziando dalla violazione del diritto di autore, alla vendita di documenti contraffatti, continuando con gli stupefacenti e arrivando alla disseminazione di notizie artefatte.

Si parla anche di potenziali reati afferenti a terrorismo, traffico di droga, frode, riciclaggio di denaro, ricettazione, condivisione di contenuti pedofili.

Si ricorda a tal proposito la richiesta di Europol alle big tech di supportare l’operato investigativo intervenendo ab origine sulla crittografia proprietarie delle singole piattaforme. Sul punto ebbe modo di esprimersi anche Gratteri.