Come cambiano le organizzazioni criminali lo racconta l’analisi presentata dalla Direzione Investigativa Antimafia. Dalla stessa – ultimo semestre 2022, in attesa della nuova pubblicazione – emerge che i criminali si avvalgono sempre più della tecnologia, sono meno violenti ma sicuramente più affaristi.
Politiche locali ed esigenze della cittadinanza: approcci diversificati
Il contrasto alla criminalità non deve essere necessariamente scisso rispetto alla sicurezza urbana. Sicuramente i paradigmi di riferimento hanno codici differenti ma humus contermine. In alcuni casi si è assistito a un arretramento del diritto penale rispetto a un diritto amministrativo “spinto”, riferendosi ai poteri di ordinanza del Sindaco, quindi “nuovi” strumenti di prevenzione.
Gli strumenti penali, quindi la complessa macchina della giustizia penale, non è efficace nel contrastare comportamenti che, possono anche rientrare in quelli che vengono definiti delle inciviltà, ossia dei comportamenti antisociali (Crocitti, 2017), che sono parte di “un’area grigia” che interessa e intimorisce i contesti locali.
Questi sono comportamenti che preoccupano (incentivando un sentimento di insicurezza e turbamento del vivere civile) nei cittadini e che possono essere collocati a margine di quei fenomeni governati, invece, dal mondo processual-penalistico. Si tratta, in alcuni casi, anche di reati di piccolo conto ma che s’inerbano nel tessuto urbano ed economico fin dai minimi livelli. A volte si parla di micro-criminalità, in altri casi si tratta di “reati spia”, che, se indagati, potrebbero condurre a contesti complessi. Elementi, questi, che riportano sempre alla percezione di chi vive quei territori
In questo ambito ben si pongono talune misure adottate in tema di contrasto alle baby gang, con il c.d. “Decreto Caivano”, stante l’osservare una produzione legislativa dove lo scarto tra elementi sostanziali e socialogizzanti e la tassatività del reato perseguito, è talmente vaga che si rimette a una successiva interpretazione giurisprudenziale. Verrebbe da pensare al “reato di stesa”, o alla successiva norma incriminatrice su chi detenga un manuale per esplosivi (quando già punito l’auto-indottrinamento con finalità terroristiche), considerato nel Consiglio dei Ministri del 16.11.2023.
Elemento tangibile di questo “collante”, tra criminalità comune, degrado urbano e organizzazioni criminali, sono diventate nell’ultimo anno, le c.d. “operazione ad alto impatto“, promosse dal Ministero dell’interno e che vede una concreta sinergia operativa tra forze di polizia nazionali e attori locali. Questo al netto delle cooperazioni in materia di controllo del territorio e che vede, necessariamente, come coprotagonista anche la Polizia locale.
L’istituzione di servizi di prossimità rappresentano un importante passo in avanti verso un concetto di sicurezza più ampio e partecipato. È importante implementare il contatto diretto col cittadino, con l’obiettivo di creare un sistema di sicurezza locale più performante e contribuire anche all’analisi delle organizzazioni criminali.
Sono divenute molto frequenti le c.d. “spaccate”, ai danni di negozianti.
Purtoppo tra le città che hanno visto un graduale aumento di questi episodi di micro criminalità è il capoluogo Toscano.
Firenze, in questa occasione, riscopre – come ha ricordato il prof. Vincenzo Scalia, docente Univ. Firenze – un problema di gestione del territorio e di trasformazione degli usi del proprio tessuto urbano. Il controllo sociale del territorio è infatti cambiato, e non solo a Firenze. Tutti i centri cittadini si sono “svuotati” a fronte di un aumento di uffici e usi commerciali, perdendo quella forma di controllo endogeno e “naturale” che il vicinato permetterebbe. Questo non è invero un fenomeno nuovo ma sicuramente incentivato dalla crisi economica persistente dal 2008 e dagli effetti post-pandemici.
Sono necessarie, parimenti, azioni di sensibilizzazione, tra amministratori e cittadini, e le istituzioni devono fornire strumenti di conoscenza utili a limitare le infiltrazioni criminali.
Si pensi al Testo Unico per la legalità della Regione Emilia Romagna, precursore sul tema, già nel 2016, oppure alla presenza di osservatori permanenti, a livello di Enti locali.
È in questo contesto che si pongono anche iniziative della società civile. Si consideri politicamente scorretto, per esempio, panel di discussione dedicati ai temi della legalità e cittadinanza, ma anche la relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia.
Il Report della DIA sulla criminalità
L’analisi della DIA, fotografa lo stato dell’arte nella lotta alle organizzazioni criminali, siano esse nazionali e non. La stessa tratteggia le aree di influenza e approfondisce taluni topic d’interesse. Si pensi allo spaccato offerto sulla mafia albanese, per esempio, e la mappa regionale delle attività svolte.
“La criminalità albanese è tra le più complesse e articolate espressioni nello scenario della criminalità straniera in Italia ma anche in diversi Paesi europei, tra cui Francia, Germania e Svizzera dove il fenomeno è sempre più attenzionato dalle Autorità locali, preoccupati dall’escalation di violenza o di reati ove la stessa è presente”. […] “La criminalità organizzata italiana, difatti, negli ultimi anni ha intravisto grandi potenzialità nell’Albania per reinvestire i propri proventi frutto di attività illecite“.
La criminalità è fluida e coerente rispetto ai mutamenti della società
L’azione investigativa portata avanti negli ultimi anni, e ancora più durante questo 2023, ha comportato, per le singole organizzazioni, una rivisitazione dei propri assetti.
Le stesse sono sempre meno piramidali, adeguandosi a forme più ermetiche e quindi meno appariscenti per lo spettatore inconsapevole. Questo comporta la creazione di nuove sinergie da parte delle forze di polizia (Rete Operativa Antimafia – @ON). In primo luogo con collaterali organismi investigativi esteri, rafforzando l’interscambio informativo, anche per meglio fronteggiare i nuovi scenari cibernetici e utilizzo di comunicazioni criptate.
A tal proposito, è necessaria una puntualizzazione.
Si legge nella relazione della capacità, da parte delle organizzazioni criminali, di “cogliere celermente le trasformazioni tecnologiche e dei fenomeni economico-finanziari su scala globale, sfruttando ogni opportunità di profitto e realizzando una notevole espansione speculativa, non da ultimo grazie agli strumenti tecnologici connessi al metaverso, alle piattaforme di comunicazione criptate e in generale al web e ad altri settori del mondo digitale meno conosciuti.”
Cosa nostra ha perduto quel ruolo primario, stante l’indubbia pericolosità, che ha fortemente caratterizzato il suo essere.
Lo ricorda anche il virgolettato che richiama le dichiarazioni del Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Palermo, dott. Lia Sava. “[…] proprio la cattura di Matteo Messina Denaro dimostra che cosa nostra esiste ancora e […] prosegue nei suoi traffici attraverso la strategia della sommersione. […] mafia liquida, capace di passare attraverso i differenti stati della fisica. A volte è allo stato gassoso e la respiriamo in certi contesti ambigui, dove è difficile toccarla ma se ne avverte l’olezzo della compiacenza e dell’ammiccamento. A volte è solida, fredda come il ghiaccio, taglia e ferisce, perché al bisogno è capace di uccidere ancora. Nel suo stato naturale è fluida, si insinua in ogni spazio lasciato libero dallo Stato e dall’etica ed abbiamo motivo di ritenere che questo spazio abbia dimensioni significative […]“.
Quanto sopra a fronte di un prosieguo nell’ascesa della ‘ndrangheta calabrese, già registrata in questi termini nel rapporto del I^ semestre 2022. Si legge, infatti, in quell’analisi sulle organizzazioni criminali che “[…] la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le Regioni […]. Proiezioni […] che si spingono anche oltre confine.”
La ‘ndrangheta, infatti, ha allargato da anni il suo volume di affari in tutta Europa. Essa è divenuta una sorta di broker della cocaina per la maggior parte delle reti criminali continentali, pur arretrando di qualche posizione. Le organizzazioni criminali continuano ad avere, infatti, un forte interesse verso “alcuni reati tradizionali”. Il riferimento corre alle estorsioni (rilevato in crescita al centro Italia) e ricettazione (leggero aumento si concentra al nord e al centro del Paese). Infine, il contrabbando e, appunto, il traffico internazionale di droga, che continua a essere la principale fonte di arricchimento per la criminalità.
Eterogena la mappa pugliese, dove le aree di Foggia, Bari e Taranto denotano differenze concrete, dai contatti con le ‘ndrine calabresi (Taranto-Brindisi), all’inserimento nel tessuto economico sociale con ingerenze nella PA (Lecce), caratterizzandosi per azioni cruenti (Foggia). Notevoli i punti di contatto con l’agire camorristico. “Frequenti risultano […] i casi di pervasiva ingerenza all’interno della pubblica amministrazione campana volti a condizionarne i regolari processi decisionali per l’affidamento degli appalti pubblici […].
L’analisi sulle organizzazioni criminali riporta la tendenza dello sfruttamento del settore fiscale, per il tramite delle false fatturazioni, ideale volano per il riciclaggio di denaro.
Tali operazioni sono poste in essere non tanto per evadere le tasse bensì per conferire apparenza legale a flussi di denaro altrimenti illeciti. La ricchezza è agevolmente camuffata attraverso strumenti finanziari. Gli stessi sono favorite anche da soluzioni che sfruttano le asimmetrie esistenti nel contrasto ai fenomeni illeciti. Come purtroppo è presente tra vari paesi, soluzione che appare più redditizia rispetto all’immediata capitalizzazione del contante. Negli ultimi anni, infatti, esponenziale è stato l’aumento del numero delle segnalazioni sospette anche quelle d’interesse della DIA. Nel secondo semestre del 2022, infatti, le SOS complessivamente analizzate sono state 80.249, oltre il 15% in più rispetto al 2021 e circa il 33% rispetto al 2020. Sono stati eseguiti sequestri per un valore totale di oltre 31 milioni di euro e confiscati beni per un valore di oltre 181 milioni di euro.