17 marzo, una data da ricordare, Auguri!

Auguri Italia, oggi è il giorno dell’Unità Nazionale e della Bandiera, il 17 marzo, oggi come nel 1861.

Dal titolo di Re d’Italia alla prosecuzione del progetto unitario

«Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:

Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di Re d’Italia . Ordiniamo che la presente, munita del sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli Atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come Legge dello Stato».

Dat. a Torino, addì 17 marzo 1861.

Parole altisonanti, appartenenti a un’epoca oramai trascorsa, ma che riconducono anche al contemporaneo: d’altronde senza storia non c’è futuro, figurarsi comprendere il presente.

In alcuni casi è anche necessario ricordare come il 17 marzo sia una data che rappresenta una tappa di avvicinamento al 2 giugno, non solo – certamente – per il seguire del calendario, bensì per ricordare i singoli passaggi che permisero all’Italia di essere lo Stato unitario che oggi conosciamo.

Bisogna infatti ricordare come l’Unità del paese, ottenuta sotto la dinastia dei Savoia e, dopo la seconda guerra mondiale, seguita dall’insediamento del vigente regime Repubblicano, si compone di ben quattro guerre, combattute, appunto, per l’indipendenza del paese.

Si parla della guerra del 1848-1849 quindi del 1859-1860 e infine del 1866, a queste si aggiunge il Primo conflitto mondiale, 1915-18.

Di fatto tali conflitti rappresentano l’estensione territoriale del Regno Sardo-Piemontese, con alternanza di alleanze contro gli Austriaci o contro i Francesi (per la conquista di Roma, nel 1870), quindi con un susseguirsi di combattimenti e di plebisciti per giungere alla proclamazione della nuova Corona nazionale.

Sacrifici? Tanti, basti considerare, ma soltanto perché più vicino a livello temporale, alle distruzioni e alle morti subite durante la prima guerra mondiale, con il quale si riottengono i territori del nord est del paese, ancora sotto occupazione asburgica.

Cavour, pare abbia detto che “ora che si è fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani“, in realtà questo è un processo mai concluso, perennemente in fieri e forse ciò è anche un bene.

L’importante è mantenere la memoria sul “perchè” si è fatta l’Italia, solo guardando il passato si avrà una maggiore consapevolezza circa le scelte future, e la geopolitica di oggi lo ricorda facilmente, un paese frammentato non è un paese forte.

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