26 giugno, l’instabilità internazionale avanza: dopo il Kenya anche l’America Latina, ma il “caso Bolivia”, per certi aspetti, potrebbe ricordare il tentato golpe in Turchia di qualche anno fa, ovviamente con un cambio di contesto…
Dal Kenya alla Bolivia, un nuovo arco d’instabilità?
Mentre i media internazionali apprendevano della decisione del Presidente del Kenya, William Ruto, di rifiutarsi di firmare la legge finanziaria 2024, perché “ascoltando il popolo […] che ha affermato a voce alta di non voler avere nulla a che fare con questa legge […] quindi non firmerò la legge finanziaria 2024 che sarà […] ritirata”, e i tam tam di alcune cancellerie europee si affrettavano a informare i rispettivi cittadini delle necessità di abbandonare il Libano, data la forte instabilità nell’area, ecco affacciarsi il “caso Bolivia”.
All’incirca verso le 22, ora italiana, le agenzie di stampa riportavano che alcuni reparti delle forze armate boliviane avevano circondato il palazzo del Governo, in Plaza Murillo.
Quello che apparentemente poteva sembrare un golpe ha avuto conferma, in pochi minuti: il Generale dell’esercito Juan José Zùniga, si è assunto la responsabilità dell’azione di forza contro il Presidente della Bolivia, Luis Arce.
Conseguenze del golpe e contesto: breve analisi sulla Bolivia
Mentre le forze militari facevano irruzione al Palacio Quemado, a La Paz, Il Presidente della Bolivia, Luis Alberto Arce Catacora, dai propri social denunciava “[…]mobilitazioni irregolari di alcune unità dell’esercito Boliviano. La democrazia deve essere rispettata”.
Faceva eco Evo Morales, già Presidente boliviano: “chiediamo una mobilitazione nazionale per difendere la democrazia dal colpo di stato che si prepara sotto la guida del Generale Zuniga. Dichiariamo lo sciopero generale a tempo indeterminato e il blocco stradale. Non permetteremo alle Forze Armate di violare la democrazia e intimidire la gente.”
Sullo sfondo, infatti, vi è un accesso confronto tra i due leader politici, ma sicuramente lo stesso viene rinfocolato dalla possibilità di un ritorno sulla scena da parto di Evo Morales, attenzione: per le elezioni presidenziali del novembre 2025, dove Morales è ben appoggiato dalla lobby del tropico de cochabamba.
Ritorno, quello appena richiamato, che ha avuto anche esito di carattere giuridico, circa la necessità, oppure, l’opportunità, di avere un limite di mandati per determinate cariche politiche.
Il tentativo di golpe, infatti, sarebbe scaturito dalle minacce, avanzate dal Generale Zuniga, all’ex Presidente Morales, laddove si fosse realmente candidato, a seguito delle quali, l’attuale Presidente, Arce, avrebbe disposto la destituzione dell’Alto Ufficiale.
Nel contempo che la popolazione mobilitata da Morales affollava Plaza Murillo, si ha anche un “faccia a faccia” tra Arce e Zuniga, dove il Presidente ordina il ritiro delle forze militari.
Il Presidente dichiarerà, poco dopo, che l’Ufficiale è stato posto agli arresti dai suoi stessi commilitoni.
Il Generale, dichiarerà che il tentato golpe è stata un’idea dello stesso Arce per aumentare la popolarità del Presidente in carica (Morales e Arce erano parte di uno stessa compagine politica).
Bolivia, le reazioni internazionali
Nell’immediato, Xiaomara Castro, la Presidente della CELAC – Comunità degli Stati Latino Americani – convoca una riunione di emergenza, riferendosi ai vari Presidente del gruppo interstatale.
Il Presidente Cubano, Miguel Diaz Canel, dichiara: “ripudiamo il tentstivo di colpo di stato ed estendiamo tutta la solidarietà del governo e del popolo cubano al fratello Luis Arce”.
Il Presidente del Cile, Gabriel Boric: “Dal Cile esprimo la mia preoccupazione per la situazione in Bolivia. Esprimiamo il nostro sostegno alla democrazia nel nostro paese fratello e al governo legittimo di Luis Alberto Arce Catacora. Condanniamo fermamente l’inaccettabile azione di forza da parte di un settore dell’esercito di quel paese.”
Ancora, il Presidente brasiliano, Lula: “sono un amante della democrazia, voglio che la democrazia prevalga in America latina. Il colpo di stato non ha mai funzionato.”
Josep Borrell, alto rappresentante agli esteri per l’UE: “l’Unione Europea condanna qualsiasi tentativo di sconvolgere l’ordine costituzionale in Bolivia […].”