Nei giorni scorsi è stata pubblicata la periodica relazione sullo stato dell’arte della lotta alla criminalità organizzata, quindi all’operatività della punta di diamante investigativa: la DIA, la Direzione Investigativa Antimafia.
La relazione semestrale presentata dalla DIA al Parlamento, una veloce lettura
Scorrendo le pagine della relazione presentata, e ascoltando le parole del Direttore del particolare organo investigativo, Michele Carbone, i fenomeni criminali sono destinati a mutare assetti ma sicuramente a non venire meno.
Questa considerazione, che a primo acchito potrebbe apparire superficiale, sottende – invece – qualcosa di molto più profondo – purtroppo – ed è un fatto notorio. Le mafie mutano, cambiano business ma continuano a essere persistenti sui territori e sfruttano sempre più il c.d. “quinto dominio”, il mondo cyber.
Le affermazioni di questa caratura passano attraverso gli anni, da Giovanni Falcone a Nicola Gratteri, interessandosi, ora, ai fondi PNRR – significando l’infiltrazione nei gangli decisionali degli appalti – e quindi pressando ancora più gli amministratori locali.
“La criminalità mafiosa calabrese risulta strutturata attraverso i locali di Genova, Lavagna e Ventimiglia, ravvisando nella “Liguria” una macro-area criminale sottoposta al controllo delle cosche calabresi ivi insediate“. Ma intanto si è assistito a un implicito riconoscimento, da parte dell’organizzazione calabrese: “l’entroterra potentino, per quanto soggetta ad una primigenia influenza della camorra campana, ha ottenuto nel tempo il riconoscimento criminale della ‘ndrangheta, operante nel settore degli stupefacenti, delle estorsioni, delle rapine e dell’usura”.
Barletta-Andria-Trani: panorama criminale “eterogeneo caratterizzato dalla “coesistenza di clan storici ed emergenti, animati da forte ambizione di potere, che subiscono le influenze esterne dei grandi sodalizi foggiani e baresi che conservano forti interessi nell’area“. Non mancano gli assalti ai portavalori e reati che attenzionano il settore agricolo.
“La regione che ha maggior numero di consigli comunali sciolti è la Calabria con 130 comuni, seguita dalla Campania con 115, la Sicilia 93, la Puglia 26“.
Ovviamente è rilevante la sinergia con le mafie extranazionali, specie per quanto concerne reati satelliti e logistica, come per lo spaccio di sostanza stupefacente oppure racket nel mondo della prostituzione. Tendenzialmente meno violenza, aumentano i sequestri di armi e quindi le intidimidazioni.