Foibe: giornata della memoria

Quella di oggi è una data particolare, della “memoria” perché per lungo tempo si è vissuto un oblio, probabilmente voluto dalla politica, sicuramente la forza di ricordare era anche differente, la mancanza di consapevolezza, esigenze diverse, una Europa in formazione, oggi è giusto ricordare perché semplicemente non riaccada.

La memoria degli italiani in fuga dall’Istria

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Il 10 febbraio è il giorno del ricordo, della memoria, da conservare e rinnovare, della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe, quindi dell’esodo da Istria, Fiume e Dalmazia.

Il tutto si deve inserire in un contesto, quello complesso del secondo dopo guerra e di come non tutti vedevano gli italiani “come brava gente”, al tempo, infatti, i militari italiani erano di fatto truppe di occupazione, in quei territori, e questo, per alcune menti semplici, è bastano per “giustificare” un immane massacro, tenuto anzi celato per lungo tempo.

È solo del 2005, infatti, il riconoscimento di una giornata dedicata alla particolare commemorazione e decretato anche la nascita del Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste, e l’Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma.

10 febbraio 1947: il Trattato di pace di Parigi segna ufficialmente la fine della Seconda Guerra Mondiale per l’Italia.

Dopo anni di conflitti, l’Italia firma un accordo che stabilisce i termini della sua resa e del suo futuro. Questo evento segue la caduta del fascismo e l’armistizio del 1943, quando l’Italia si arrende agli Alleati. I principali attori del trattato includono le potenze alleate, come Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica, che stabiliscono nuove frontiere e impongono riparazioni. Il trattato non solo ridisegna la mappa dell’Europa, ma segna anche l’inizio di un periodo di ricostruzione per l’Italia. In questo contesto, l’Italia perde alcune sue colonie e territori, ma guadagna una nuova identità democratica, evento che rappresenta un passo cruciale verso la stabilità e la pace in Europa, vissuta almeno fino all’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia.

L’Arma dei Carabinieri e la memoria del 10 febbraio

In quel frangente, nel periodo di transizione seguito al Trattato di pace, anche 250 carabinieri furono condannati a morte, tra atroci sofferenze.

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Per il sacrificio dei propri militari, la Bandiera di Guerra della Benemerita è stata insignita con la Medaglia di Oro al Valore Civile alla Memoria, con la seguente motivazione:

Dopo l’8 settembre 1943, lungo il confine nord orientale, l’arma dei Carabinieri, confermando le sue tradizionali virtù di abnegazione e altruismo, offriva il suo generoso e instancabile contributo nell’alleviare le sofferenze delle popolazioni italiane dell’Istria, della Dalmazia, delle province di Trieste e Gorizia, travolte dalla violenza di preponderanti forze ostili che rivendicavano la sovranità su quei territori.

Nell’immane tragedia che comportò la soppressione di migliaia di cittadini italiani ed il drammatico esodo delle popolazioni Giuliano-Dalmate, oltre 250 carabinieri sostenuti da un eroico amor patrio, immolarono la propria esistenza nella difesa di quei martoriati territori.”

La Guardia di Finanza nel giorno della memoria

Per ricordare il sacrificio sostenuto complessivamente dal Corpo nella Venezia Giulia, Istria e Dalmazia dopo l’8 settembre 1943, e tutte le Fiamme Gialle che si sono spinte ben oltre il loro dovere, anche in forma anonima e spesso a costo della stessa vita, il Presidente della Repubblica Italiana, con proprio decreto in data 18 giugno 2008, ha conferito la Medaglia d’Oro al Merito Civile alla Bandiera di Guerra del Corpo con la seguente motivazione:

I reparti della Guardia di Finanza dislocati lungo il confine orientale, dopo l’8 settembre 1943, pagarono un alto tributo di sangue pur di affermare i principi della legalità, della sicurezza economica-sociale e della salvaguardia dei valori etico-morali. Strenuo baluardo dell’italianità e dell’integrità territoriale, i Finanzieri di stanza nella Venezia Giulia, Istria e Dalmazia rimasero ai loro posti di servizio, dopo l’armistizio, scrivendo pagine luminose di generoso altruismo. Nonostante le centinaia di caduti, le Fiamme Gialle contribuirono alla salvezza del patrimonio sia aziendale che abitativo e, dopo la fine del confitto, prestarono la loro generosa opera di soccorso alle migliaia di profughi Giuliani, Istriani e Dalmati. L’operato dei Finanzieri, spinto anche fino all’estremo sacrificio, ha suscitato l’ammirata gratitudine e l’unanime riconoscenza del Paese. 1943/1945 – Confine Orientale“.

Le parole della Politica

Il Presidente della Repubblica, Mattarella:

“Da Tito spietata violenza contro gli italiani, sulle foibe ci fu un occultamento della storia”.

La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, oggi, scrive:

“Nel Giorno del Ricordo rendiamo omaggio alle vittime delle foibe e a tutti coloro che subirono la tragedia dell’esodo giuliano-dalmata, una pagina dolorosa della nostra storia per troppo tempo dimenticata. Ricordare è un dovere di verità e giustizia, per onorare chi ha sofferto e trasmettere questa memoria alle nuove generazioni. L’Italia non dimentica”.

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La tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe e il drammatico esodo degli esuli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra rappresentano ancora oggi una pagina straziante della storia del nostro Paese. Vicende dolorose, e forse ancora poco conosciute, di cui oggi rinnoviamo la memoria, unico strumento possibile contro l’oblio”. Così il Ministro Guido Crosetto.

Purtoppo, le parole della politica hanno dovuto segnare, proprio a ridosso di questa ricorrenza, toni aspri, duri, a causa del vergognoso vilipendio che ha subito la foibe di Basovizza.

A 48 ore dalla commemorazione, infatti, nei pressi della stele che ricorda la morte degli infoibati, sono comparse delle scritte, oggi oggetto di indagine da parte della Digos:

Trst je nas (Trieste è nostra), accanto, Smart fasizmu svoboda narodu (Morte al fascismo, libertà al popolo), il motto dei partigiani jugoslavi che combatterono contro nazisti e fascisti durante la seconda guerra mondiale.

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Scriveva, infatti, la Presidenza del Consiglio, nell’immediatezza della notizia appresa:

“La Foiba di Basovizza è un luogo sacro, un monumento nazionale, da onorare con il silenzio e con la preghiera. Oltraggiare Basovizza, per di più con scritte ripugnanti che richiamano a pagine drammatiche della nostra storia, non vuol dire solo calpestare la memoria dei martiri delle foibe ma significa oltraggiare la Nazione intera. Ciò che è accaduto è un atto di gravità inaudita, che non può restare impunito.”

Il Ministro della Difesa, Crosetto, ancora sul punto:

“Luoghi sacri come la Foiba di Basovizza dovrebbero essere solo onorati in silenzio. Profanare la memoria dei martiri delle foibe con scritte ignobili è un affronto all’intera Nazione. Ferma condanna verso un atto di gravità inaudita che non può restare impunito”.