Rami, nuove informazioni sulla sua morte: no speronato!

Novità sulla dinamica dell’incidente, queste arrivano dalla relazione della polizia locale, ma le informazioni desumibili basteranno a calmare gli animi?

Rami, tra video e verbali, nuove informazioni sulla sua morte

I rilievi conseguenti all’incidente che ha visto come vittima il giovane Rami Elgami, sono eseguiti dal Comando della Polizia Locale di Milano.

Purtroppo sullo sfondo dell’episodio vi sono molti elementi di dettaglio: si pensi alla rabbia sociale di un quartiere; alle polemiche successive a un inseguimento effettuato, a velocità importante, con la retorica del “solo perché sullo scooter vi erano due ragazzi di colore”.

Ancora, le omissioni dei carabinieri sui verbale, per i contatti avuti tra auto e scooter, cui si aggiunge la possibilità che gli stessi militari abbiano indotto un testimone a cancellare un video, che avrebbe potuto meglio descrivere la dinamica e l’impatto.

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Ora le informazioni “concrete” cominciano a emergere, concrete perché verificate, concrete perché terze rispetto a verbalizzazioni che ora sono inficiati da dubbi che devono essere diradati.

Da un lato si ha un video che descrive in effetti la folle velocità con cui lo scooter ha percorso le strade di Milano, anche contromano, e mettendo a rischio l’incolumità propria e di terzi.

D’Altro canto, ora, si aggiunge una relazione della polizia locale dalla quale si evince che il contatto tra auto dell’Arma e ciclomotore è in effetti avvenuto, ma che questo non potrebbe essere inserito nel contesto causa/effetto della morte di Rami, perché di molto precedente rispetto alla caduta dello stesso.

È giunto il tempo di ricordare che la querelle sollevata da opinionisti vari, sulla mancata necessità di porsi all’inseguimento si scontra con talune affermazioni del conducente dello scooter, che poco senso hanno (“non mi hanno intimato l’alt“, poi si fa inseguire per km per tutta Milano a sirene spiegate). La retorica del quartiere di frontiera ha poi ingenerato l’effetto banlieu.

La ciliegina, il procedere contro i militari per depistaggio rispetto alle indagini in essere, naturale conseguenza dello stato dei fatti (scambio vernici tra i mezzi coinvolti) e testimonianze rese.

Basteranno ora relazioni e video nel gettare luce sui fatti? Domanda retorica ma necessaria, considerando l’Indonesia della società contemporanea, dove ogni cosa viene messa continuamente in discussione, talvolta anche l’ovvio (anzi, quello sempre più spesso).

Sul tavolo rimangono (e non è poco) la morte di un ragazzo, veramente stupida, perché bastava fermarsi all’alt, e non bisogna giustificare ciò con il ribellismo dell’età o per la paura di conseguenza, e il sottovalutare le omissioni nelle verbalizzazioni, che denota una cattiva gestione della fase post-incidente, utile lesson lerned per la formazione delle FF.OO.