Alba di guerra, Libano e Galilea in fiamme!

Hezbollah attaccherà di nuovo dal Libano? La controffensiva di Israele sortirà effetti concreti sull’asse del male che ha rinfocolato (in parte) il terrorismo islamico, che l’occidente aveva dimenticato?

Razzi sul Libano, ma non è un attacco preventivo…

Almeno a parere di chi scrive parrebbe più opportuno fare riferimento, discorrendo degli attacchi che Israele ha mosso sul Libano, contro postazioni di lancio di Hezbollah, non di un “attacco preventivo”, ma di una difesa attiva, visto che non sono stati colpiti centri di comando e di controllo del gruppo terrorista, ma “meramente” una serie di postazioni da cui quel gruppo bersagliava Israele da tempo.

D’altronde non è possibile neanche definire “preventivo” qualcosa che, in questo momento, appare come la naturale prosecuzione di quelle note ostilità avviate dopo il 7 ottobre scorso, che vanno continuando con un susseguirsi di azioni militari vere e proprie e rappresaglie, come quella che vede – appunto – il partito sciita libanese rivendicare il lancio di 320 razzi katyusha contro basi israeliane, quale giusta risposta alla morte del comandante Fouad Shukr, nel luglio scorso.

Ostilità, si diceva, che hanno un eco sempre meno locale e con un respiro più regionale, anzi, tendente verso un panorama oramai internazionale, grazie a improvvisati proxy “fai da te”.

Esempi di ciò? Beh, intanto è il caso di ricordare che l’attività degli Houthi, mai interrottasi, ai danni del naviglio internazionale che lambisce le coste yemenite, non si è limitata al minacciare solo paesi terzi ma ha colpito direttamente anche Israele, con lanci di droni. Questi, unitamente ad Hezbollah e quindi all’Iran, effettivamente destabilizzano la sicurezza di Israele.

libano
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Jalaa Marey dell’AFP ha catturato il momento in cui un drone di Hezbollah è stato intercettato nel nord di Israele

…e circa l’internazionalizzazione del conflitto? La definizione contrasta con quella data dal diritto internazionale, certamente, diciamo che la stessa però può essere riletta attraverso gli occhi del pragmatismo (e del corto circuito ingenerato) dell’Iran e del terrorismo religioso radicalizzato, con sullo sfondo l’elezione in USA.

Andando con ordine. L’Islamic State ha rivendicato l’attacco con coltello a Solingen, in Germania, sempre attraverso l’agenzia Amaq, dichiarando che un “soldato del califfato” ha attaccato un raduno di persone per vendetta in favore dei musulmani di Palestina e non solo.

La polizia tedesca ha quindi arrestato il terrorista che, appunto, la sera del 23.08 ha accoltellato a morte tre persone durante un festival della diversità, a Solingen. Al momento dell’arresto Issa al H., 26enne, siriano e richiedente asilo, indossava ancora i vestiti sporchi di sangue.

Ancora, spostandosi in Francia, sempre il 24.08, e mettendo da parte la querelle sull’arresto del guru di Telegram, già al mattino, si registrava un tentativo di attentato ai danni della Sinagoga “Beth Yaacov” de La Grande-Motte, nel sud del paese, a poca distanza da Montpellier. Anche in questo caso la polizia riesce ad arrestare l’improvvisato terrorista, un 33enne algerino, che, durante l’azione (incendio di due vettura al cui interno erano poste delle bombole di gas), recava con se una bandiera palestinese.

Ideale corollario di quanto fin qui, succintamente, tratteggiato è lo sfuggire di quell’anelato spiraglio di tregua che poteva aversi oggi nell’incontro del Cairo.

La palla ripassa all’Iran, che, in attesa di attacchi diretti, nei giorni scorsi aveva invitato a colpire gli ebrei nel mondo.

Intanto la giornata del 25.08 si conclude con un missile M90 di hamas che viola Iron Dome.

Dal 26.08 si ricomincia, con una nuova giornata alla ricerca di un nuovo equilibrio, dove tutti vogliono avere una vendetta, tutti hanno paura di guerra totale, ma nessuno si fida e quindi lo stallo prosegue, cn sullo sfondo l’elezione di POTUS, con Trump che rilancia lo spauracchio di una terza guerra mondiale, atomica (per non farsi mancare nulla).

SM

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