Il tema della parità è assolutamente trasversale a tutti gli ambiti lavorativi, difesa compresa, e – tal proposito – basta visualizzare i dati dai portali “trasparenza” delle singole forze, così anche da avere una fotografia aggiornata sulle varie componenti e sulla suddivisione della forza.
Parità, un convegno a Roma
Purtroppo il tema della parità viene, -ma non necessariamente- associato anche alla violenza sulle donne, resta comunque un dato sul tavolo: a iniziative di questo tipo partecipano sempre più donne, come uditorio, sottendendo, purtroppo, una scarsa partecipazione maschile.
Decisamente temi come intelligenza emotiva, empatia, condivisione sincera di problematiche sociali, dovrebbero essere affrontati nella quotidianità, sia in ambiente lavorativo che a livello scolastico, si rischia un passaggio grave: dall’analfabetismo funzionale, iniziale con i social, all’anaffettività digitale, ma che diventa reale.
Attualmente le Forze Armate e l’Arma dei Carabinieri, incluse le capitanerie di porto, registrano la presenza di oltre 20 mila unità di personale militare femminile (poco più dell’8 per cento del totale del personale militare).
Si può quindi parlare di aver sfondato un tetto di cristallo? Anche nel vivere quotidiano e nei cda delle multinazionali? Le quote rosa hanno ancora senso?

Secondo Cristina di Silvio, già intervenuta a un Convegno sul tema, quale responsabile istituzionale del SIRIP, vi sono ampi margini di manovra per migliorare – a tutto tondo – circa una tematica, sicuramente complessa, come questa.
SIRIP è il sindacato dei Rappresentanti d’interessi: essi possono fornire conoscenze e competenze specifiche in numerosi ambiti economici, sociali, ambientali e scientifici, e possono svolgere un ruolo chiave nel dialogo aperto e pluralista su cui si basa un sistema democratico quindi l’obiettivo che si è prefissato non si limita ad individuare i problemi ma a trovare delle soluzioni che siano concrete ed applicabili. Dunque, gli obbiettivi sono quelli di eliminare la violenza di genere in tutte le sue espressioni ed in qualunque ambito ritenendo di sostanziale importanza la piena partecipazione delle donne nei diversi ambiti economici.
Con franchezza dico che non sono molto propensa riguardo alle quote rosa. Credo che l’unico metodo corretto da seguire sia sempre e solo quello della meritocrazia.
Per questo motivo non manco mai di aggiornarmi costantemente continuando a studiare e seguendo attentamente tutte gli accadimenti che avvengono in campo nazionale ed internazionale con le loro possibili implicazioni. È un percorso che richiede impegno e concentrazione ma con costanza si può riuscire ed avere grandi soddisfazioni.
I risultati che emergono (circa la maternità, ndr) delineano una situazione di criticità ed evidenziano ampi margini di intervento, e consolidano la convinzione che, nonostante la presenza di una legislazione piuttosto avanzata sul tema, molto ci sia ancora da lavorare sul versante dell’organizzazione del lavoro e della cultura di condivisione di genere. E come quindi sia importante fare rete sul territorio tra soggetti diversi per affrontare, in un’ottica complessiva e di sistema, un tema che non riguarda solo le donne e gli uomini che lavorano, ma rappresenta una questione di rilevanza sociale.
È evidente, dunque, che esistono dei bias (tendenze, pregiudizi), spesso inconsci, che inducono a pensare che una donna sia meno adatta a ricoprire il ruolo di leader. Questi caratterizzano il tetto di cristallo. Nel nostro Paese in particolare all’identità femminile vengono ancora associati con grande frequenza tratti caratteriali quali l’emotività, la gentilezza, la devozione, la mancanza di qualità decisionali, lo spirito remissivo. Le donne vengono ancora viste come predisposte per lavori basati sul supporto emotivo e per la cura dell’altro che sono tendenzialmente meno retribuiti. Queste caratteristiche sono opposte a quelle associate al genere maschile: il dinamismo, l’aggressività, lo spirito competitivo, l’indipendenza e la sicurezza di sé, di solito associate a posizioni lavorative ai vertici delle organizzazioni e con un più alto livello di retribuzione. Dunque, è del tutto evidente che il problema è profondamente educativo.
In questo contesto, in tema di parità, appunto, l’ambiente militare sta cercando di affrancarsi sempre più, almeno i numeri ci sono, la quotidianità aiuta, al pari della consapevolezza, sicuramente accresciuta.