“Attenzione, prego, si ricorda che il servizio della metro A è rallentato sull’intera linea, è in corso intervento di personale medico per il malore di un passeggero…” questo è uno di messaggi ciclostilati che viene letto, o comunque mandato in filodiffusione da ATAC, ma non solo…
Roma, ma la sicurezza?
La capitale continua a essere un cantiere a cielo aperto, nulla da ridire sul mood “tornerà meglio di prima“, o qualcosa che molto somigli a questo tipo di claim.
Slogan “che acchiappa”, rassicura, enfatizza – forse – anche gli sforzi di una Amministrazione e delle Società che per quel cambiamento lavorano.
Tutto perfetto? Macché
I mezzi di trasporto sono sicuramente un asse di rilievo strategico per la viabilità, eppure ciò non rappresenta quasi mai un punto di incontro tra le aziende di trasporto romane (ATAC e COTRAL) e l’utenza (abbonati, turisti, scolaresche, viaggiatori occasionali).
Il problema rilevato – in senso generale – è sempre “la sicurezza” ma la sua natura è intesa solamente come security, quindi puntando sulla sicurezza intesa quale sinonimo di ordine e sicurezza pubblica, nonché alla conseguente attività di polizia giudiziaria, post reato, quindi.
E chiaramente la sicurezza comprende il contrasto a borseggi e accattonaggio, al punto da ipotizzare l’approvazione di nuove specialità come la “PolMetro“, al netto di quelle che possono essere le polemiche a corollario, come rilevato dai sindacati di polizia sulla carenza di personale, anche se poi la “polmetro” interesserà solo tre centri urbani (Roma, Milano e Napoli), dove magari il personale destinato proverrà dai ruoli della polizia ferroviaria di quei comparti regionali (ndr. quale ipotesi).
Comunque, mentre il Campidoglio viene “visitato” dalla Guardia di Finanza, per indagini su possibili illeciti legati alla gestione dei fondi giubilari, l’utenza continua a chiedersi perché non migliorare i servizi di Metro e in generale delle strade ferrate della Capitale, ma in modo ancora più concreto che il rifare dei cartonati.
Problemi di sicurezza, ma anche safety e non solo security
La metropolitana nell’ultimo lustro ha subito, anche in momenti diversi, interruzioni (sostituzione su intera linea a mezzo bus), nonché riduzioni del sevizio (anticipo della naturale chiusura), specie la linea “A”, eppure tanti miglioramenti non è possibili apprezzarli, se non di carattere estetico (in particolare…).
Nelle more che si attenda un considerevole afflusso di visitatori nella capitale, era altrettanto auspicabile un restyling che puntasse anche sulla safety dei viaggiatori.
Si pensi alla posa in opera di pannelli con porte scorrevoli (c.d. “porte di banchina“), in luogo della classica striscia gialla a delimitazione della banchina, nei pressi del binario. Elementi strutturali del genere evitano il rischio di caduta sul binario stesso, intendendo sia quelle accidentali che quelli volontari.
Esempi di questi ultimi possono essere i suicidi, ma anche challenge estemporanee. Episodi non esattamente una tantum, diciamo.
Ideale poi sarebbe stato ipotizzare spazi che avrebbero potuto accogliere dei punti di primo soccorso, all’interno – quantomeno – nelle stazioni più prossime ai luoghi giubilari.
Il claim “…il servizio della metro A è rallentato sull’intera linea, è in corso intervento di personale medico per il malore di un passeggero…” è infatti tutt’altro che infrequente.
…Per la serie che una struttura critica come la metropolitana della capitale può essere fermata per alcune ore da tentativi di suicidio e malesseri estemporanei…senza contare che questi ultimi possono resi anche frequenti dalla scarsità del servizio offerto (vagoni occupati oltremisura per passaggi radi dei convogli), e conseguenti mancamenti di aria.
In attesa del giubileo, passando per il calvario della resilienza degli utenti.