La solidarietà per il Carabiniere corre sui social

Sui social si registra un tam tam di solidarietà, tra gruppi e canali, sia telegram che whatsapp, in favore del sottufficiale dell’Arma che a Milano è sotto inchiesta per la morte di Ramy Elgami.

Solidarietà & social, un bel connubio!

Era già accaduto per il grave ferimento di un agente della polizia locale di Roma Capitale, al tempo il tam tam interessava la raccolta sangue, in questo caso, invece, si tratta di una colletta di solidarietà, il motivo? La morte di un giovane, a Milano, nel quartiere “Corvetto”.

Il ragazzo, un 19enne di origine egiziana, si trovava a bordo di uno scooter, condotto da altro ragazzo, un 22enne di origine tunisina, i due sfrecciano davanti a un posto di controllo del Radiomobile dell’Arma, in via Farini, nei pressi della zona della movida di corso Como.

solidarietà

I due ragazzi non si fermano all’alt imposto dai militari, già questo implicherebbe una constatazione ex art. 192 cds, la pattuglia si pone all’inseguimento dello scooter che, in alcuni tratti del percorso fatto, da un capo all’altro di Milano, sfreccia contromano.

Nel rettilineo di via Ripamonti, il 22enne perde il controllo della moto, che rovina contro un muretto.

Ramy Elgami ha la peggio, viene sbalzato dal sellino e la caduta conseguente ne provoca la morte.

Il conducente, benché ferito, sarà tratto in arresto per resistenza a pubblico ufficiale, con sé: circa 1000 euro in contanti, una catenina in oro spezzata, un coltello a serramanico, uno spray al peperoncino“.

Lo stesso sarà indagato per omicidio stradale e per guida senza patente.

Nei giorni seguenti forte manifestazioni al Corvetto han fatto protendere per una Milano senza controllo, in stile Banlieues parigine, motivo per cui, sul punto è intervenuto anche il Ministro dell’Interno, Piantedosi, oggi proprio a Milano per un vertice in Prefettura.

Sui social la solidarietà ai Carabinieri, con una raccolta fondi, nelle more che la pattuglia viene indagata per concorso in omicidio.

Ovviamente lo stesso sarà riconsiderare al termine dell’istruttoria in itinere, ma sicuramente mina profondamente il morale degli operatori coinvolti e delle forze dell’ordine tutte, sempre in funzione di atti garantiti che, forse, non avrebbero motivo di esserci dato il contesto in cui la vicenda è maturata.