Elezioni nel mondo, tocca al Venezuela, ma cambierà qualcosa?

Il mondo è concentrato su Parigi, sulle olimpiadi, e se la tregua per i giochi (forse) attecchisce sulla politica interna francese, ha sicuramente una presa diversa sulla geopolitica, tra conflitti, crisi climatiche ed elezioni: ora è il turno del Venezuela.

Venezuela alle urne, cosa aspettarsi?

Oggi il Venezuela andrà alle urne; clima complicato? Certamente, e non potrebbe essere diversamente, d’altronde è proprio il Presidente in carica , Nicolas Maduro, a dirsi pronto “a un bagno di sangue” se non dovesse vincere – nuovamente – le elezioni.

Maduro, naturale pupillo di Ugo Chavez, è al potere dal 2013, il candidato dell’opposizione Edmundo Gonzáles, secondo i sondaggi, ha un discreto vantaggio.

Il procuratore generale, Tarek William Saab, ha intanto minacciato l’arresto di chiunque intenda “minare il processo elettorale, diffondendo il risultato prima che si sia concluso il processo della Commissione elettorale“.

venezuela

Subito dopo le elezioni di 11 anni fa varie sono state, nel tempo, le frange che si sono opposte al governo di Maduro, sia con forti manifestazioni di piazza che con fughe all’estero, talvolta anche terminate in Italia, come nel caso dell’ex magistrato Cordero Mendez, arrestato (perché colpito da mandato di cattura internazionale) e poi rimesso in libertà a Napoli, in quanto già riconosciuto quale rifugiato dalla Spagna.

Circa la politica di Maduro, è sicuramente facile segnalare i rapporti tesi con gli USA, specie durante l’Amministrazione Trump, ma anche con i paesi vicinori, visto che Maduro navigava tra l’esser colpito da un mandato di arresto internazionale, legato alla violazione di diritti umani, e l’esser, egli stesso, un giustizialista con i propri oppositori politici.

Si pensi a Rocio San Miguel, Avvocata, attivista per i diritti umani, arrestata nel febbraio 2024, unitamente ad altre cinque persone, tra cui alcuni congiunti della stessa donna. Sul punto era intervenuta anche l’UE, richiedendo la scarcerazione da quello che aveva tutta l’aria di un arresto politico. Ma non è stato certamente l’unico caso.

Corretto riportare che dal 2014 il Venezuela ha avuto un crollo del PIL di quasi il 70% e, dal 2018, a seguito di forte proteste di piazza e scioperi, 8 mln di persone hanno lasciato il paese, a questo hanno fatto seguito sanzioni contro l’esportazione del petrolio venezuelano.

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Venezuela, tra politica interna ed esterna

Intanto, per le elezioni è stato chiuso lo spazio aereo nel paese.

Vari sono stati gli esponenti politici, su invito dell’opposizione, a voler partecipare, quali osservatori, alle consultazioni elettorali di oggi.

Il Presidente di Panama, José Raul Mulino, segnala che la panamense Mireya Moscoso, il costaricano Miguel Rodriguez, il boliviano Jorge Quiroga e il messicano Vicente Fox (quindi ben quattro ex presidenti dell’America latina) sono rimasti bloccati a Panama proprio a causa dell‘interdizione aerea voluta da Moduro.

Il governo venezuelano ha anche impedito a due senatori cileni e all’ex sindaca di Bogotá di assistere alle elezioni in qualità di osservatori, ruolo che il Presidente del Brasile, Lula, avrebbe attribuire al suo consigliere politico, Celso Amorim.

La genesi di queste consultazioni è stata tutt’altro che facile.

Si consideri che alla candidatura di Edmundo Gonzales, competitor di Maduro, si è arrivati dopo l’esser stato indicato da María Corina Machado, leader dell’opposizione, che il 18.07 è anche scampata a un’attentato.

La Corte Suprema ebbe a stabilire che la Machado non avrebbe potuta candidarsi alle elezioni presidenziali perché inabilitata per presunti reati amministrativi.

L’opposizione unita, quindi, aveva nominato Corina Yoris quale candidata presidenziale.Yoris, a differenza di altri leader dell’opposizione, non ha ricoperto incarichi nella pubblica amministrazione, non ha mai fatto parte di un partito politico ed è politicamente idonea secondo il sistema del Consiglio elettorale nazionale. Ma la sua candidatura viene “bruciata” per motivi formali.

Nel frattempo la Russia è sempre più vicina a Maduro, ma anche al sudamerica, in generale.

La Russia di Putin, prescindendo dall’appartenenza al BRICS, cerca nuove traiettorie commerciali, e dopo il Sahel, in Africa, si insedia sempre più nelle Americhe

Se nel continente nero, Mosca, utilizza lo strumento militare per fidelizzare nuove alleanze, per il Venezuela si è scelto l’assistenza alimentare, con l’invio di grano, per esempio, aprendo anche nuove rotte commerciali.