Di Marco Maffettone per l’ANSA
E’ definitiva la condanna a 29 anni e due mesi di reclusione nel procedimento militare per Walter Biot, l’ufficiale della Marina colto in flagranza nel marzo del 2021 in un parcheggio di un supermercato di Roma mentre vendeva segreti militari ad uno 007 russo. Lo hanno deciso i giudici della prima sezione di Cassazione che hanno rigettato il ricorso del difensore dell’imputato dopo la sentenza di appello che aveva fatto scendere la pena dai 30 anni inflitti in primo grado.
I giudici hanno quindi ribadito definitivamente l’impianto accusatorio in un processo in cui si contestavano accuse pesantissime come la rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio e procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio. La pronuncia della Suprema corte riguarda solo il filone finito all’attenzione dei giudici con le stellette.
La vicenda, infatti, ha anche una tranche davanti ai giudici ordinari che in primo grado hanno inflitto a Biot, detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), 20 anni di reclusione. In questo capitolo di indagine i pm di piazzale Clodio contestano all’indagato la rivelazione di notizie che per la sicurezza nazionale dovevano rimanere segrete, spionaggio e corruzione Il 58enne capitano di fregata – moglie e 4 figli – venne arrestato in flagranza dai carabinieri del Ros.
Cinquemila euro la somma ricevuta da Dimitri Ostroukhov, assistente dell’addetto militare dell’ambasciata russa a Roma, Alexey Nemudrov, in cambio di una scheda Sd che conteneva una serie di atti fotografati da Biot nel suo ufficio presso lo Stato Maggiore della Difesa, settore Politica militare e pianificazione, che si occupa della proiezione di tutti gli assetti italiani della Difesa in teatri operativi esteri e della polizia internazionale delle forze armate italiane sotto l’egida Nato, Ue e Onu.
Si tratta di una serie di documenti: 47 notizie ‘Nato secret’, 57 ‘Nato confidential’ e 9 con classifica ‘riservatissimo’. Agli atti dell’indagine ci sono anche tre video del 18, 23 e 25 marzo del 2021 in cui l’ufficiale è immortalato mentre fotografa dal pc i documenti da consegnare ai funzionari di Mosca. Nella requisitoria il sostituto procuratore generale militare chiedendo il rigetto del ricorso dell’imputato ha affermato che Biot “aveva accesso sia alla documentazione cartacea che a quella in formato digitale.- Se non ci fosse stato l’intervento della polizia giudiziaria la sua attività sarebbe andata avanti”. Condividi questo articolo