“Un progetto da 100 miliardi non si farà mai. Uno Stato da solo non ce la fa a recuperare l’iniziativa politica nel Nord Africa perché ci sono player come Cina, Russia e Turchia. Ma il futuro dell’Europa passa dall’Africa, non è più il tempo di politiche emergenziali. E’ necessario un piano europeo per l’Africa che sia, fin dal titolo, ambizioso. Si potrebbe chiamare ‘Per la stabilizzazione politica, il sostegno economico, la prosperità sociale'”. Lo ha detto Marco Minniti, spiegando a Repubblica il proprio progetto per l’Africa, a partire dall’Europa che “mette sul tavolo, subito e per iniziare, 3 miliardi di euro, cioè la metà di quanto abbiamo dato alla Turchia. Serve un segnale forte per riprendere l’iniziativa politica in quell’area per noi cruciale”. Questi soldi, secondo l’ex ministro dell’Interno, andrebbero “in investimenti in Egitto, Tunisia e gli altri Paesi di partenza, e non per costruire hotspot, che non sono la soluzione. Neppure il più autoritario dei governi riuscirà a fermare la legittima aspirazione dei giovani a raggiungere l’Europa. Oltre agli investimenti, gli stati Ue garantiscono corpose quote di ingressi legali, perché c’è bisogno di lavoratori qualificati, attraverso la nostra rete diplomatica e consolare, cui le persone si possono rivolgere per chiedere di entrare in uno degli stati Ue. Con un unico vincolo, però: il Paese di partenza si impegna al rimpatrio immediato degli arrivi illegali. Toglieremo così linfa vitale ai trafficanti di esseri umani”, fermo restando, aggiunge, che la Bossi-Fini “va riformata subito. È obsoleta”. Quanto alle difficoltà per un’attuazione di un tale piano con Tripoli, Minniti osserva che “se l’Europa si presenta in Libia con un piano per la stabilità e prosperità, potrà pretendere di avere un interlocutore unico di governo. Sarà quindi un incentivo politico per le classe dirigenti libiche. Il governo libico dovrà garantire poi che i soldi non finiscano nelle mani sbagliate. E’ tempo di superare anche il memorandum Italia-Libia. Vanno inoltre svuotati subito i centri di detenzione ufficiali usando corridoi umanitari che l’Europa si impegnerà ad aprire. E bisogna chiudere i centri illegali. Ma, essendo la Libia un Paese di transito, dei centri di accoglienza bisogna prevederli, facendoli gestire insieme da Onu, Ue, Unione Africana“. “Chi ha diritto a venire in Europa, lo farà coi corridoi dell’Unhcr – dice ancora – chi non ha diritto sarà sottoposto a rimpatri volontari assistiti dall’Oim, con una dote economica per ripartire. Da ministro ho capito due cose: la prima: quando una persona è in mare, non puoi fare altro che salvarla. Possiamo chiedere alle ong un aiuto, ma non possiamo limitarne l’operatività per legge”. Sul Codice di condotta per le ong, fatto dallo stesso Minniti quando era al Viminale, conclude: “Era un regolamento pattizio, approvato dai 27 membri Ue”.