Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il www.corriere.it
Lo scambio al casello dell’autostrada tra l’indagato e il suo inquirente: terza tranche di una tangente di 50.000 euro in contanti al maresciallo della Guardia di Finanza, in cambio del fatto che l’investigatore, in quel momento al servizio della Procura di Milano in una indagine su una grossa frode fiscale Iva, tenesse fuori dall’inchiesta le figlie dell’imprenditore e ridimensionasse gli elementi a carico dell’industriale facendo sì che nell’informativa al pm non gli venisse contestata anche l’associazione a delinquere.
[…] solo adesso che una condanna a 5 anni e a mezzo milione di confisca disvela l’arresto del 22 giugno scorso. E solo perché i 38 indagati della frode fiscale multimilionaria, nel ricevere dalla gip milanese Anna Magelli la proroga delle indagini, leggono tra i motivi anche l’esigenza di «verificare completezza e correttezza delle indagini compendiate nell’annotazione GdF 26 aprile 2022, dal momento che a seguito dell’arresto del maresciallo N. C., uno dei redattori dell’informativa finale, è emersa un’attività tesa a inquinare le risultanze probatorie».
[…] in un’altra Procura, Brescia, dove i pm Claudia Moregola e Paolo Savio stavano interessandosi ai contatti tra l’imprenditore Giuseppe Bellini (uno dei 38 indagati del pm milanese Maurizio Ascione) e appunto il maresciallo della GdF di Gorgonzola che indagava su Bellini.
Pedinamento e intercettazioni fanno comprendere ai pm di Brescia come il finanziere si sia accordato per due rate da 15.000 euro già consegnate, e per una tranche finale da 20.000 euro, a fronte delle quali l’imprenditore «comprava» comunque l’impegno futuro dell’investigatore a non denunciare anche le due figlie; a risparmiargli nell’informativa al pm l’imputazione di associazione a delinquere; e anzi a contestargli gli addebiti fiscali in un modo da lasciare spazio alla sua difesa tecnica. [….]
L’ufficio milanese della Procura europea antifrode (i pm Sergio Spadaro, Gaetano Ruta, Giordano Baggio) muta l’accusa in «corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio»: reato per il quale alla vigilia di Pasqua il Tribunale di Brescia condanna il finanziere in rito abbreviato (dunque già con la riduzione di un terzo) a 5 anni di reclusione, e alla confisca non solo dei 50.000 euro “prezzo” del reato, ma anche di beni stimati 473.000 euro, ritenendoli sproporzionati ai suoi redditi legali. […]