Avvisate il Ministero della Difesa che sta per esplodere un caso di cattiva amministrazione italiana.
La notizia era nel cratere di un vulcano attivo che ora sta per eruttare con tutte le conseguenze previste. Ebbene, circa 600 famiglie dell’Arma dovranno restituire 21 mila euro, a testa, allo Stato italiano, per un totale di circa 12.600.000 € (dodici milioni e seicentomila €). Si tratta delle missioni fuori area che i nostri Carabinieri hanno svolto nei Balcani, nello specifico con Eulex, esponendo il proprio corpo al rischio uranio e altri elementi tossici di cui la storia ci ha parlato e per cui, purtroppo, molti militari sono deceduti. Ora lo Stato, dopo una Sentenza del Consiglio di Stato, rivuole indietro le indennità versate a quei militari partiti in missione sotto egida europea.
I FATTI
Il primo “ricorso Eulex” che venne avanzato dai militari della Benemerita e vinto al TAR del Lazio, si basava sul fatto che l’Amministrazione Arma corrispondeva l’indennità di missione giornaliera prevista per il personale inviato in missione in Kosovo con MSU dalla quale, però, loro detraevano l’importo che l’Unione Europea versava direttamente sul conto Pro Credit Bank a titolo di Daily Allowance (Per Diem). Nello specifico, i Carabinieri, ovvero il G8 di Pristina, nel pagare la missione italiana decretava: MSU deve 108 euro al giorno di missione, ma siccome Eulex paga già 98 euro, noi versiamo solo la differenza (ovviamente agli importi variano in base grado rivestito e i Carabinieri, in quegli anni, prendevano circa 98 € al giorno).
L’Arma, dunque, faceva questa decurtazione applicando l’art. 4 del D.L. n.8/2008, convertito nella legge n. 45/2008, con cui asseriva che
“Con decorrenza dalla data di entrata nel territorio, nelle acque territoriali e nello spazio aereo dei Paesi interessati e fino alla data di uscita dagli stessi per il rientro nel territorio nazionale, al personale che partecipa alle missioni internazionali di cui al presente decreto è corrisposta al netto delle ritenute per tutta la durata del periodo, in aggiunta allo stipendio o alla paga e agli altri assegni a carattere fisso e continuativo, l’indennità di missione di cui al Regio Decreto 3 giugno 1926 n. 941, nelle misure di seguito indicate, detraendo eventuali indennità e contributi corrisposti allo stesso titolo agli interessati direttamente dagli organismi internazionali”.
Ora, al di là del “Regio Decreto” nell’era in cui le guerre si fanno con i malware, questa è la parte dell’articolo di legge che l’Arma contesta per non pagare i suoi militari e chiedere, dunque, le somme allora versate. Secondo l’Istituzione rappresentata oggi da Teo Luzi, il Per Diem di Eulex era corrisposto allo stesso titolo della missione italiana e, pertanto, tutto quello che qualsiasi organismo internazionale (NATO, ONU, Unione Europea, ecc.) da allo stesso titolo deve essere ora versato, a proventi, nelle casse dello Stato.
La Sentenza del TAR con l’avvocato militare Giorgio Carta aveva, però, determinato l’esatto contrario. Prima di tutto fu dimostrato che alle altre Forze di polizia presenti nel territorio (Finanza, Polizia di Stato) e ai rappresentanti della Magistratura, non veniva decurtato nulla evidenziando, così, una illegittima disparità di trattamento ma soprattutto venne dimostrato che i soldi che l’Unione europea corrispondeva direttamente ai Carabinieri non erano assolutamente da considerarsi allo stessa voce/titolo. Stabilendo dunque che l’indennità di missione aveva una natura diversa da quella corrisposta dall’Unione Europea sotto la denominazione daily allowance per le spese vive (alloggio, vitto, ecc.)
Vinto quindi il primo ricorso al TAR ne sono stati avanzati altri con vari capigruppo che, alla stregua del primo ricorso, sono risultati vincenti. In totale, per diritto di cronaca, ci sono stati nove gruppi che hanno coinvolto circa 600 persone, cioè 600 famiglie. Il Ministero della Difesa, attraverso l’Avvocatura dello Stato, ha avanzato quindi ricorso in Appello solo per le prime cinque sentenze e, successivamente, non ha ritenuto avanzare altri ricorsi poiché, a dire, dell’Arma, era alto il rischio di perdere in Appello e, soprattutto, perché per ogni ricorso avanzato bisognava riconoscere una percentuale della cifra contesa (parliamo di cifre importanti in relazione ai 600 profili). Insomma, l’Avvocatura dello Stato ha pensato bene di non appellare più le sentenze.
A questo punto dell’iter processuale è entrato in scena un giudice, Vito Poli, già docente alla Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma, nonché fratello di Poli Mariateresa, responsabile delle attività normative del Ministero della Difesa, il quale ha richiamato a se tutte le sentenze pendenti per Eulex e, di colpo, ha stabilito che i Carabinieri dovevano restituire le somme percepite.
Un paradosso giuridico oltre che etico?
In tutta questa vicenda, poi, dopo mesi di esposizioni al rischio, va rappresentato un altro aspetto, ovvero il fatto che il daily allowance corrisposto dall’Unione Europea a tutto il personale (civile e militare) impiegato nelle missioni UE viene rilasciato direttamente agli interessati a puro titolo di ristoro per le spese vive, pertanto se i militari restituissero queste somme corrisposte dall’Unione Europea cosa significherebbe? Cioè l’Arma dei Carabinieri, ovvero il Ministero della Difesa, trarrebbe guadagno dal sacrificio dei soldati inviati in missione?
C’è infine da considerare che i Carabinieri in missione con Eulex non hanno alloggiato in albergo, bensì in una base militare, nei cosiddetti moduli campali, così come ordinato dalla linea di comando.
Per diritto di replica e per trasparenza verso i Carabinieri coinvolti in questa vicenda, attendiamo nota da parte degli Organi interessati.