Il nome ha messo d’accordo tutti, ancora una volta, nessuno ha esitato. Per la ricostruzione dell’Emilia-Romagna il governo Meloni si affida all’uomo che ha portato l’Italia fuori dall’incubo della pandemia da coronavirus. Il pluridecorato e amato generale di corpo d’armata degli Alpini Francesco Paolo Figliuolo è il commissario per la ricostruzione, con le deleghe anche per Toscana e Marche, delle aree colpite dagli eventi catastrofici delle scorse settimane.
“Ragazzo meridionale di periferia”, come si descrive lui, generale delle truppe alpine che si muove tra la politica, la pubblica amministrazione e le esigenze della gente senza mai rinunciare alla piuma sul cappello: “Qualcuno lo considera buffo, io lo trovo bellissimo”, giura.
Dal 1 marzo 2021 al 31 marzo 2022, Figliuolo è stato risolutivo nella sfida al Covid, quando Mario Draghi lo nominò, appunto, commissario per l’emergenza al posto di Domenico Arcuri, che era in carica dal 18 marzo 2020.
È stato grazie a Figliuolo se si è sbloccata la campagna di vaccinazione in Italia: per la prima volta, sotto la sua gestione, il 28 aprile 2021 si è raggiunta nel Paese la cifra esorbitante di 508.158 somministrazioni anti Covid-19 in un solo giorno.
Da quell’esperienza, in una conversazione con il giornalista Beppe Severgnini, nel 2022 è nato il volume ‘Un italiano. Quello che la vita mi ha insegnato per affrontare la sfida più grande’. Dal 26 dicembre 2021, il generale è al vertice del Covi, il Comando operativo di vertice interforze dello stato maggiore della difesa. Potentino di origine, ma torinese d’adozione, Figliuolo è istruttore militare di sci alpino. Il liceo classico nella sua città prima, l’Accademia militare a Modena poi.
Per scegliere gli Alpini racconta di aver seguito il consiglio del colonnello che comandava il distretto della sua città: andare in artiglieria da montagna: “perché lì si fanno le cose seriamente”. Seriamente, infatti, poi guiderà le missioni in Kosovo e in Afghanistan, sempre al comando logistico dell’Esercito. Si dice solido nelle decisioni, ma pronto a cambiare strategia, lucido, ma anche appassionato: “Ogni tanto mi esce la vena!”, confessa. A lui spetta ora il compito di vigilare sui 2,2 miliardi già stanziati e sugli altri che verranno.
Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, nelle prime settimane post alluvione in corsa per la nomina, ha chiesto una cifra che si aggira intorno ai 9 miliardi di euro. Solidità, strategia e serietà sono tutte frecce che serviranno al suo arco.