Riceviamo e pubblichiamo la nota Della Federazione Sindacale di Polizia
“E’ arrivata come un pugno allo stomaco la conferma dell’assoluzione di Meran, giudicato non responsabile per aver ammazzato Matteo Demenego e Pierluigi Rotta. E se un senso diffuso di frustrazione e indignazione ha travolto tutti i poliziotti, non c’è modo di descrivere ciò che stanno provando i familiari dei nostri colleghi trucidati a Trieste, cui siamo profondamente vicini. L’esito della sentenza di primo grado era apparso quasi scontato alla luce della perizia che l’ha fondato, ma in appello era forte l’aspettativa di un passo ulteriore che affrontasse i dubbi che rimangono ad aleggiare su questo dramma senza fine, tutti ‘fotografati’ nelle immagini di quell’arma impugnata a due mani da Meran che spara, che scappa, che si nasconde, e poi si arrende quando non ha più chance. La vita di due fedeli e generosi servitori dello Stato val bene ogni ulteriore approfondimento, perché chi ha amato e ama Matteo e Pierluigi, e anche tutti quelli che dedicano la propria esistenza alla sicurezza altrui, non abbiano a pensare che per la morte di due poliziotti non esiste responsabilità, non c’è colpevole, non c’è alcuno a cui chiedere conto. Resta così un soffocante senso di incompiutezza che, se non fosse vietato dalle regole sull’uso della divisa, tutti dimostreremmo facendo servizio con il lutto al braccio”.
Così Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato, dopo che la Corte d’assise d’appello di Trieste ha confermato la sentenza di primo grado con cui è stato assolto Alejandro Augusto Stephan Meran, il cittadino dominicano accusato di aver ucciso i due agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta durante una sparatoria in Questura il 4 ottobre 2019, ritenuto non imputabile per incapacità e destinatario di una misura di sicurezza detentiva del ricovero in una Rems per la durata minima di 30 anni. Il Collegio di secondo grado è arrivato alla decisione dopo aver in precedenza respinto la richiesta del pg di disporre “una nuova perizia accurata, affidata a un collegio di almeno tre persone, estranee all’ambiente psichiatrico triestino”.