“Oggi è un momento significativo per il Comparto sicurezza e Difesa: si apre una nuova stagione contrattuale con l’avvio delle procedure negoziali riferite al triennio 2022-2024. Nonostante il quadro economico piuttosto complicato abbiamo lavorato per raggiungere un risultato che non era affatto scontato”.
Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha aperto così, oggi pomeriggio a Palazzo Vidoni, le trattative con i sindacati per il rinnovo del contratto del personale non dirigenziale del Comparto sicurezza e Difesa, triennio 2022-2024.
“Ho sempre creduto, oggi più che mai, che fosse necessario valorizzare i lavoratori che, con professionalità e passione, garantiscono servizi essenziali per lo Stato. E voi ne siete uno straordinario esempio”, ha aggiunto Zangrillo rivolgendosi ai rappresentanti sindacali tra i quali, per la prima volta, siedono le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari e non più i Cocer.
“Il loro lavoro di questi anni costituisce un patrimonio fondamentale che, sono certo, verrà valorizzato anche dalle Associazioni Professionali a Carattere militare, che hanno preso il testimone conservando gli stessi obiettivi: la tutela degli interessi collettivi del personale in un’ottica di solidarietà e concordia sociale. Il nostro importante compito è di continuare a lavorare insieme con spirito collaborativo e dialogante – ha concluso Zangrillo -: solo così saremo in grado di portare avanti e raggiungere i grandi propositi di crescita e sviluppo che il nostro Paese merita”.
All’incontro con i sindacati erano presenti il Ministro della difesa, Guido Crosetto, il Ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, il Viceministro della giustizia, Francesco Paolo Sisto, il Sottosegretario al Ministero dell’economia e delle finanze, Lucia Albano.
Presenti, inoltre, il Capo della Polizia Vittorio Pisani, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Amm. Giuseppe Cavo Dragone, i Comandanti Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, Teo Luzi ed Andrea De Gennaro, e il Capo del DAP Giovanni Russo. È intervenuto anche il Sottosegretario di Stato alla difesa Matteo Perego.
Con i decreti firmati lo scorso 29 marzo, per la prima volta ai tavoli negoziali il personale di Carabinieri, Guardia di finanza e Forze Armate viene rappresentato dalle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari e non più dai COCER. Si tratta di un cambiamento significativo: quasi cinquant’anni dopo, il mondo militare segue infatti quello delle Polizie a ordinamento civile, per le quali la ‘lunga marcia’ verso la sindacalizzazione si è conclusa all’inizio degli anni Ottanta.
Dei 7,3 miliardi di euro che la legge di Bilancio 2024 stanzia per il rinnovo dei contratti del lavoro pubblico, le risorse destinate al Comparto Sicurezza e Difesa ammontano a circa 1,5 miliardi di euro. Uno sforzo straordinario – fa sapere il ministero della Pubblica Amministrazione in una nota – , in un quadro economico non facile, necessario per valorizzare quei lavoratori che, con professionalità e passione, garantiscono servizi essenziali per lo Stato.
Tra i tanti temi che dovranno essere affrontati dalle parti nel corso della trattativa, oltre alla ripartizione delle risorse tra il trattamento economico fondamentale e l’accessorio, anche gli straordinari, la previdenza integrativa e gli istituti di diritto sindacale per le nuove organizzazioni sindacali fra militari.
Nell’incontro, nell’auspicare una proficua collaborazione tra le parti, allo scopo di arrivare in tempi brevi al rinnovo del contratto e recuperare così i ritardi accumulati nel passato, è stato ricordato anche l’impegno nell’adeguare gli organici alle esigenze attuali. Nel 2023 sono state autorizzate assunzioni per 16.845 unità di personale del comparto utilizzando, oltre alle risorse da turnover per 13.518 unità, anche quelle derivanti da risorse straordinarie previste da specifici provvedimenti per ulteriori 3.327 unità.
Le parole di Maurizio Gasparri
“Ringrazio il ministro Zangrillo e i ministri della Giustizia, dell’Interno, della Difesa e del Mef che oggi al Ministero per la Funzione Pubblica aprono le trattative per il nuovo contratto delle Forze di polizia e delle Forze armate, grazie alle risorse che questo governo ha messo nella legge di stabilità dello scorso anno, più di un miliardo, e che noi in Senato abbiamo anche contribuito ad integrare. Quel contratto i governi precedenti non lo hanno rinnovato, perché forse stanno dalla parte di chi aggredisce il popolo in divisa. Noi invece stiamo dalla parte di chi gli dà un contratto migliore”.
Così in Aula il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, intervenendo in dichiarazione di voto sul Def.
Le parole di Matteo Piantedosi
“Valorizzare il lavoro svolto quotidianamente da chi opera al servizio del nostro Paese: è questo l’obiettivo della prossima tornata contrattuale che si apre oggi. Il governo intende dare risposte concrete alle legittime aspettative delle donne e degli uomini delle nostre forze di polizia e delle forze armate”. Così su X il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha partecipato oggi pomeriggio all’incontro a Palazzo Vidoni con i sindacati per il rinnovo del contratto del personale del comparto Sicurezza e Difesa, triennio 2022-2024.
La parole di Paoloni, SAP
”È apprezzabile lo sforzo economico, in quanto sono stati stanziati circa 198 euro medi pro capite. È comunque indispensabile un percorso che consenta di raggiungere le retribuzioni medie dei poliziotti dei principali Paesi della Comunità Europea come Francia e Germania, che hanno retribuzioni iniziali di 2100-2200 euro, rispetto alle retribuzioni dei nostri agenti di polizia di circa 1600 euro”.
Lo afferma il Segretario Generale del Sap, Stefano Paoloni.
”È fondamentale che si proceda anche con il pagamento degli straordinari in arretrato dal mese di ottobre 2022. L’auspicio è che i lavori possano procedere celermente e si possa giungere presto alla conclusione per adeguare il prima possibile le retribuzioni di tutto il personale del comparto”.
Le parole di Pianese, COISP
“Non possiamo che accogliere positivamente il primo incontro tra il governo e i Sindacati di Polizia al fine di avviare la contrattazione che porterà al rinnovo del contratto per il personale del Comparto SICUREZZA e Difesa. Il contratto, infatti, è scaduto dal dicembre del 2021”. Lo dichiara in una nota Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp.
“Apprezziamo lo sforzo del governo, specialmente del Ministro Piantedosi che, insieme ai ministri Giorgetti, Crosetto, Zangrillo e al viceministro Sisto, presenti all’incontro di oggi, hanno fortemente voluto lo stanziamento in Manovra degli 1,5 miliardi di euro per il rinnovo del contratto degli oltre 450mila operatori del comparto; tuttavia non possiamo esimerci dal sottolineare il fatto che questi fondi andranno a coprire esclusivamente il rinnovo del contratto e non consentono di adeguare l’importo del lavoro straordinario e le tante altre necessità del popolo delle divise che, a causa delle politiche scellerate degli ultimi anni, sono precipitate in fondo all’elenco delle priorità dei governi.
Essendo sotto organico, infatti, gli operatori della Polizia di Stato sono costretti ogni giorno a molte ore di lavoro in più; ecco perché abbiamo chiesto all’esecutivo di agire nel più breve tempo possibile per il rinnovo del contratto, ma di lavorare anche per stanziare nuovi fondi per la previdenza dedicata, per le polizze sanitarie e infortunistiche, per rivalutare le indennità operative di ordine pubblico e quelle per i servizi esterni di controllo del territorio, che sono ferme dal 2002″
Le parole di De Fazio, UILPA Penitenziaria
“Le risorse stanziate per il rinnovo del contratto di lavoro degli appartenenti alle forze dell’ordine, equivalenti a poco più di un terzo dell’inflazione degli anni di riferimento, sono un’elemosina per le donne e gli uomini in divisa impegnati nel difendere la Sicurezza con scarsi e inadeguati strumenti e in forte sottorganico. Parliamo di 198 euro mensili, lordi, medi a regime, che al netto delle ritenute alla fonte e spalmate sulla struttura retributiva, soprattutto per le qualifiche di base, che sono la maggioranza, si tradurranno in pochissimi spiccioli.
Ancora peggio per gli appartenenti alla Polizia penitenziaria per i quali, per via del meccanismo di ripartizione, si prospettano aumenti inferiori di 17 euro rispetto agli appartenenti alla Guardia di Finanza e di 10 euro guardando alla media”.
Lo ha dichiarato Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, alla riunione presieduta dal Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, e in corso presso il dipartimento della Funzione Pubblica fra una nutrita delegazione governativa composta dai ministri o i viceministri interessati e i sindacati delle forze di polizia e delle forze armate per il rinnovo del CCNL già scaduto da tre anni.
“Con il lavoro straordinario, le cui prestazioni sono di fatto senza limiti, obbligatorie e indispensabili per il disimpegno dei compiti ordinari, siamo addirittura al caporalato di stato. Non solo viene pagato meno del lavoro ordinario, ma il Governo pretende che per rivalutarlo si spendano le risorse destinate al rinnovo contrattuale. In altre parole, i poliziotti dovrebbero continuare ad autofinanziarsi il lavoro prestato oltre l’orario ordinario per far fronte alle mancate assunzioni. La sola Polizia penitenziaria viene scientemente costretta a operare con 18mila unità in meno rispetto al fabbisogno, tanto da dover espletare turni che si spingono fino a ben oltre le 12 ore continuative”.
“Chiediamo al Governo e, in particolare, al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di mantenere fede agli impegni assunti anche con specifico riferimento al lavoro straordinario – ricordiamo tutti la sua frase: non si può accettare una realtà nella quale un poliziotto prende meno di un collaboratore domestico (in disparte ogni considerazione sulla retribuzione dei collaboratori domestici) – e di reperire i fondi necessari per addivenire ad aumenti dignitosi che ristorino sufficientemente le donne e gli uomini in divisa dell’impareggiabile sacrificio, al costante rischio della vita, nella tutela della Sicurezza e della libertà delle istituzioni repubblicane.
Fondi necessari non solo per adeguare la retribuzione base, ma anche per rivalutare le indennità e finanziare gli istituti normativi, a partire dal congedo parentale, nella fruizione del quale i lavoratori del comparto finiscono per essere penalizzati, paradossalmente, in ragione della loro specificità.
Analogamente, è irrinunciabile alimentare e finalizzare le risorse da destinare alla previdenza dedicata onde evitare che gli appartenenti alle forze di polizia, dopo oltre 40 anni di servizio, che per la Polizia penitenziaria sono oltre 40 anni di carcere, finiscano per percepire un assegno prossimo a quello sociale. Non ultimo, è fondamentale omogenizzare il trattamento economico all’interno del comparto e che vede la Polizia penitenziaria fanalino di coda davanti solo all’Esercito”, ha concluso De Fazio.