“Muore a 100 anni Henry Kissinger, l’uomo che ha fatto tutto per l’interesse del suo Paese”
Henry A. Kissinger, famoso segretario di Stato che esercitò un potere senza eguali sulla politica estera degli Stati Uniti durante le amministrazioni dei presidenti Richard M. Nixon e Gerald Ford, e che per i decenni successivi, in veste di consulente e scrittore, espresse opinioni di grande rilievo per la conduzione statunitense degli affari globali, è morto ieri all’età di 100 anni nella sua abitazione in Connecticut.
La morte di Kissinger è stata resa nota da un comunicato dalla sua società di consulenza. Nel corso della sua illustre carriera diplomatica, Kissinger orchestrò l’apertura degli Stati Uniti alla Cina, negoziò l’uscita della prima potenza mondiale dalla Guerra del Vietnam e utilizzò astuzia, ambizione e intelligenza per plasmare le relazioni di Washington con l’Unione Sovietica all’apice della Guerra Fredda, non mancando talvolta di sacrificare i valori democratici.
Kissinger, un immigrato ebreo fuggito dalla Germania nazista, era giunto negli Stati Uniti da adolescente nel 1938, parlando a stento l’inglese.
Grazie al suo acuto intelletto, una padronanza della storia e la sua abilità come scrittore, divenne dapprima docente dell’università di Harvard, dove aveva conseguito la laurea, per poi affermarsi a Washington.
Unico funzionario a ricoprire contemporaneamente le cariche di Consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato alla Casa Bianca, esercitò un controllo sulla politica estera degli Stati Uniti eguagliata solo dai presidenti.
Nel corso della sua lunga carriera, Kissinger fornì consulenza a ben 12 inquilini della Casa Bianca, da John F. Kennedy a Joseph R. Biden Jr. In un momento critico della storia e della diplomazia statunitensi, fu secondo per potere e influenza solo al presidente Richard M. Nixon.
Entrò a far parte proprio dell’amministrazione presidenziale di Nixon nel gennaio 1969 come Consigliere per la sicurezza nazionale e, dopo la sua nomina a segretario di Stato nel 1973, mantenne entrambi gli incarichi. Quando Nixon si dimise, rimase ancora in carica sotto il presidente Gerald R. Ford.
Ricevette il Premio Nobel per la Pace assieme al vietnamita Le Duc Tho del Vietnam per i negoziati segreti che portarono all’accordo di Parigi del 1973, e alla fine della partecipazione statunitense alla Guerra del Vietnam.
Negli anni successivi, la sua famosa “shuttle diplomacy” contribuì a stabilizzare le relazioni tra Israele e i suoi vicini arabi. Come architetto della storica apertura del presidente Nixon alla Cina e come teorico della distensione con l’Unione Sovietica, al diplomatico sono attribuite in larga parte svolte politiche epocali che mutarono la direzione degli affari mondiali.
Proprio per il suo ruolo nell’apertura degli Stati Uniti e del mondo occidentale alla Cina, lo scorso luglio Kissinger era stato accolto con tutti gli onori a Pechino, ed era stato personalmente ricevuto dal presidente Xi Jinping, che lo aveva definito un “vecchio amico” della Cina.
Con il suo accento bavarese, il suo acume e le sue frequentazioni illustri anche a Hollywood, divenne una figura nota in tutto il mondo, in netto contrasto con la maggior parte dei suoi predecessori.
Kissinger non si sottrasse mai alla notorietà, e fu tanto una star mediatica quanto un teorico della geostrategia. Quando fu nominato segretario di Stato, un sondaggio Gallup già lo indicava come la persona piu’ ammirata degli Stati Uniti. Divenne però anche il bersaglio di forti critiche, da parte di quanti lo ritenevano privo di principi morali.
Ronald Reagan e altri conservatori lo accusarono di essersi venduto al Patto di Varsavia per i suoi sforzi di distensione con l’Unione Sovietica. A sinistra, molti puntarono l’indice contro il suo freddo pragmatismo, imputandogli la fine tardiva del conflitto in Vietnam, il “bombardamento segreto” della Cambogia nel 1969 e l’invasione terrestre di quel Paese neutrale l’anno successivo, che estese il conflitto nel Sud-est asiatico e condusse all’ascesa del sanguinoso regime degli Khmer Rossi.
Alle sue politiche di sostegno allo shah dell’Iran, Mohammad Reza Pahlavi, venne imputata da piu’ parti anche la crisi del petrolio e la rivoluzione islamica in quel Paese centro-asiatico. Nel 1973 si astenne dal viaggiare a Oslo per ricevere il premio Nobel per timore di manifestazioni ostili, e negli anni successivi l’animosità che ispirava si intensificò.
Dopo aver accumulato fama e ricchezza, Kissinger è rimasto per decenni una tra le figure più autorevoli del mondo diplomatico e accademico statunitense, affermandosi ulteriormente come figura di grande rilievo della storia contemporanea.