È morto il generale Rocca. Medaglia d’Oro al Valor Militare

Umberto Rocca, la nota dei Carabinieri

Si è spento il Generale Umberto Rocca, Medaglia d’oro al Valor Militare.

Era il 5 giugno del 1975, quando l’allora Tenente Rocca, assieme al Maresciallo Rosario Cattafi, gli Appuntati Giovanni D’Alfonso e Pietro Barberis, fu coinvolto in una sparatoria nei pressi della cascina Spiotta ad Arzello, vicino Acqui Terme, che portò alla liberazione dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia, sequestrato dalle Brigate Rosse. Rocca, investito in pieno da un’esplosione, perse istantaneamente il braccio sinistro e venne ferito gravemente all’occhio. Pur menomato, continuò ad incitare i suoi uomini e rispose al fuoco. Per il suo luminoso esempio, rimarrà perennemente un punto di riferimento per tutti i Carabinieri d’Italia.

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Umberto Rocca

Chi era Umberto Rocca, carriera e motivo della MOVM

Dopo aver conseguito la laurea in Economia e Commercio all’Università di Genova, Rocca entrò a far parte del 46º corso per Allievi Ufficiali di Complemento nella Scuola Truppe Motorizzate e Corazzate di Caserta da dove nel settembre 1967 venne trasferito nei Carabinieri, per frequentare il 40º corso tecnico professionale per sottotenenti di complemento presso la Scuola di Applicazione dell’Arma.

Alla fine del corso venne nominato sottotenente di complemento e assegnato al 2º battaglione del 1º reggimento carabinieri con sede a Genova. Rocca venne ammesso nel gennaio 1968 alla rafferma quinquennale e venne quindi trasferito alla Legione Liguria per poi essere nuovamente trasferito a Savona al comando del Nucleo Investigativo.

Dopo aver superato con successo il concorso per il passaggio in servizio permanente effettivo nell’ottobre 1972, venne assegnato alla Legione di Messina, dove assunse il comando della tenenza di Sant’Agata di Militello, e poi nell’agosto 1973 alla Legione di Alessandria dove passò al comando della tenenza di Acqui Terme con il grado di tenente.

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Umberto Rocca

Il 5 giugno stava perlustrando una serie di cascine insieme al maresciallo Rosario Cattafi ed agli appuntati Giovanni D’Alfonso e Pietro Barberis.

Dopo aver controllato un castello in rovina, chiamato la Tinazza, ed altre due cascine nelle vicinanze, alle ore 11.30 il tenente Rocca raggiunse con i suoi uomini la cascina Spiotta ad Arzello, una frazione di Melazzo, dove notarono la presenza di due auto ed ascoltarono il rumore di una radio proveniente dall’interno della costruzione.

I quattro carabinieri erano giunti casualmente alla prigione dove era detenuto Gancia; due brigatisti si trovavano alla cascina Spiotta a guardia del sequestrato; sorpresi, essi si avvidero solo all’ultimo momento dell’arrivo delle forze dell’ordine.

I due brigatisti cercarono di fuggire e ne nacque un violento conflitto a fuoco. I terroristi, dopo aver finto di collaborare, lanciarono una bomba a mano contro i carabinieri e quindi uscirono di corsa dall’edificio cercando di raggiungere le loro auto. Il tenente Rocca venne investito in pieno dalla deflagrazione e ebbe istantaneamente il braccio sinistro amputato e una grave ferita all’occhio sinistro, alcune schegge ferirono anche il maresciallo Cattafi.

Nonostante le gravissime ferite, Umberto Rocca non cadde subito a terra, aprì il fuoco con la sua carabina M1 e ordinò di proseguire l’azione. Nel successivo conflitto a fuoco perì l’appuntato D’Alfonso che, raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco al torace e alla testa, morirà dopo alcuni giorni di agonia, mentre l’appuntato Barberis colpì a morte Margherita Cagol “Mara”, uno dei carcerieri e nota anche per essere la moglie di Renato Curcio, uno dei fondatori delle Brigate Rosse.

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Giornali sul sequestro Gancia in cui rimase ferito Umberto Rocca

Durante la sparatoria, il maresciallo Cattafi, a sua volta ferito da schegge, soccorse il superiore ormai caduto a terra; lo trascinò giù lungo il pendio fino alla strada sterrata dove i due carabinieri fermarono l’auto del postino che stava transitando. Il tenente Rocca, gravemente ferito, venne caricato sulla macchina e trasportato direttamente all’ospedale di Acqui Terme.

Il tenente Rocca non perse conoscenza durante il trasporto, uscì da solo dall’auto del postino e dimostrò anche in ospedale con il personale e con i famigliari, lucidità e fermezza d’animo nonostante il braccio e l’occhio sinistro devastati. L’altro brigatista riuscì a fuggire e non fu mai rintracciato.

Alla fine del cruento scontro a fuoco, giunse un’altra auto dei carabinieri che entrò nella cascina e liberò l’industriale Gancia. A Rosario Cattafi ed alla memoria di Giovanni D’Alfonso fu conferita la Medaglia d’argento al valor militare. A Pietro Barberis, l’unico illeso, la Croce di guerra al valor militare, mentre Umberto Rocca ricevette la Medaglia d’oro al valor militare.